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Papa Francesco arrabbiato per la foto della bambina col fucile, Marco Tarquinio chiede scusa su Avvenire

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La foto della bambina ucraina fotografata dal padre con fucile in braccio e una caramella in bocca ha fatto il giro del mondo ed è finita sui giornali di mezzo globo. Diventata simbolo drammatico della resistenza contro l'invasione della Russia, l'immagine ha suscitato anche interrogativi etici per i media e l'informazione. L'esposizione della giovane combattente sui media, tra cui anche il giornale della Cei Avvenire, secondo indiscrezioni da Oltretevere avrebbe provocato tra l'altro la reazione negativa di Papa Francesco.

Il direttore del giornale che fa capo alla Conferenza episcopale italiana, l'assemblea permanente dei vescovi, Marco Tarquinio, con un editoriale pubblicato sulla prima pagina di martedì 15 marzo si è scusato per la pubblicazione della foto.

 

"Voglio scusarmi per aver pubblicato a pagina 7 della nostra edizione domenicale cartacea e digitale una foto con un titolo e una didascalia profondamente sbagliati. La foto ritrae una bimba ucraina di nove anni che mangia un dolcetto e imbraccia un fucile", si legge nell'articolo del direttore di Avvenire. 

 

"Me ne sono reso conto, sabato notte, quando ormai era troppo tardi per intervenire: ‘Avvenire’ era andato in stampa e la nostra prima edizione digitale era già stata recapitata agli abbonati. Non ho voluto far rimuovere foto, titolo e testo, anche solo digitalmente, perché con errori di questo tipo si devono fare i conti. Oportet ut scandala… Da un male riconosciuto e affrontato può venire un bene, da un messaggio ambiguo si può cancellare ogni (pur involontaria) doppiezza. Non si armano così i bimbi, e anche parole sbagliate, attorno una foto sbagliata, possono farlo - continua Tarquinio - E il fatto che la foto della ragazzina l’abbia scattata suo papà, non assolve nessuno. Non assolve noi (e parecchi altri, ma io scrivo per me e per noi) che l’abbiamo pubblicata e annotata come un’immagine di resistente fierezza, mentre è un’ulteriore prova della tragedia scatenata dall’aggressione russa all’Ucraina decisa da Vladimir Putin e dell’avvelenamento d’odio che avviene in Europa, sotto i nostri occhi e dentro la nostra storia".

 

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