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Favorirono la latitanza del boss, 8 arrestati a Reggio Calabria

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Arrestati 8 soggetti a Reggio Calabria per i reati di procurata inosservanza di pena e favoreggiamento personale, aggravati dalla circostanza mafiosa e in particolare di aver favorito e coperto la latitanza di Giuseppe Pelle, inteso Gambazza, catturato il 6 aprile 2018 a Condofuri. Il provvedimento cautelare restrittivo a loro carico scaturisce dalle risultanze investigative connesse alla ricerca di Giuseppe Pelle ritenuto esponente dell’omonima cosca di ’ ndrangheta di San Luca (già capeggiata dal defunto padre Antonio), che nel mese di aprile 2016 si era sottratto all’esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale di Reggio Calabria, in virtù del quale doveva scontare una pena residua di anni 2, mesi 5 e giorni 20 di reclusione per associazione mafiosa (operazione «Reale»).

Mentre era ancora latitante lo stesso Pelle fu destinatario di un decreto di fermo di indiziato di delitto, poi tramutato in ordinanza di custodia cautelare in carcere, per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, nonché per turbata libertà degli incanti e illecita concorrenza, anch’essi aggravati dal metodo mafioso (operazione «Mandamento Ionico» della Procura di Reggio Calabria- Direzione Distrettuale Antimafia). Per questo è stato condannato, in primo grado, alla pena di 18 anni e 6 mesi di reclusione. Nel medesimo procedimento risulta coinvolto anche il figlio Antonio, anche lui condannato in primo grado alla pena di anni 14 e mesi 8 per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

 

 

 

Protetto da una rete di fiancheggiatori prevalentemente a carattere familiare, Pelle venne catturato, dopo 2 anni di latitanza, in un appartamento di Contrada Pistaria del Comune di Condofuri (RC), all’interno di un immobile di proprietà della mamma dell’indagato Girolamo Romeo. Proprio grazie all’efficiente rete di protezione dei suoi stretti congiunti Giuseppe Pelle, durante il periodo di latitanza aveva potuto incontrare frequentemente la moglie Marianna Barbaro, figlia di Francesco Barbaro, in vita ritenuto il capo dell’omonima ’ndrina, intesi i «Castanu», condannato alla pena dell’ergastolo. Prima della sua cattura a Condofuri, per come emerso dalle indagini, Pelle aveva trascorso la sua latitanza spostandosi tra San Luca e Platì (RC), in un immobile non lontano da quello della figlia Elisa, con la quale era certamente in contatto. Proprio in occasione di uno di questi spostamenti, a settembre 2016, Giuseppe Pelle era risuscito a sfuggire alla cattura grazie a un articolato servizio di staffetta organizzato dal genero Giuseppe Barbaro e dal nipote Antonio Pelle, mentre il latitante si trovava a bordo dell’auto con il figlio.

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