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Allarme nucleare, ecco come l'Italia potrebbe fronteggiare una nuova Chernobyl

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Cosa accadrebbe in Italia se in Ucraina si verificasse un incidente nucleare. E' la domanda che in tanti si pongono in queste ore convulse. Ma in Italia eventuali rischi legati a incidenti nelle centrali nucleari in Ucraina, che potrebbero riproporre situazioni come quelle già vissute con Chernobyl, «sarebbero gestibili. Abbiamo gli strumenti e le professionalità adeguate. Sia a livello nazionale che locale, nelle singole Regioni». Lo ha spiegato all’Adnkronos Salute Carlo Cavedon, presidente dell’Associazione di fisica medica e sanitaria (Aifm), a commento delle notizie sulla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, di cui le forze militari russe hanno preso il controllo e dove, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia nucleare (Aiea), non c’è stato nessun rilascio di radiazioni nell’ambiente.

Nell’eventuale riproposizione di un’emergenza come quella di Chernobyl, «che ci auguriamo non accada mai», dice Cavedon, l’Italia «può avvalersi del "Piano delle emergenze radiologiche", che è ben normato e che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri e quindi al Dipartimento della protezione civile. E ci sono molte esperienze e competenze negli ospedali, anche per quanto riguarda la nostra figura. Noi siamo fisici, specializzati in fisica medica e ci occupiamo di tutto quel che riguarda l’uso degli agenti fisici in medicina. E per questo abbiamo competenze anche per la valutazione dei rischi dovuti alle sostanze radioattive, cosa che può avvenire in caso di incidenti nucleari».

Ciò che è accaduto alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia «ci lascia sgomenti. Ci occupiamo dell’uso degli agenti fisici per la salute delle persone, con un fine pacifico e benefico. Anche per questo, un utilizzo che mette in pericolo le persone ci sgomenta».

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