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Vladimir Putin fa esplodere le bollette. Crescono tutti i prezzi, il gas infiamma l'inflazione

Gianluca Zapponini
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Ancora una fiammata, sperando che sia l'ultima. L'inflazione continua a picchiare duro sull'economia reale, quella di tutti i giorni, fatta di bollette e spesa al supermercato e persino tempo libero. C'è di mezzo la guerra in Ucraina, naturalmente. A febbraio l'inflazione ha registrato un aumento dello 0,9% su base mensile e del 5,7% su base annua dal +4,8% del mese precedente. Per l'ottavo mese consecutivo, dunque, i prezzi accelerano, raggiungendo un livello (+5,7%, appunto) che non si registrava da novembre 1995. La stima preliminare diffusa dall'Istat non lascia dunque spazio alle interpretazioni. Il cuore dei rialzi, oltre all'energia, sono i prezzi del carrello della spesa. Accelerano infatti i beni alimentari, per la cura della casa e della persona: da +3,2% di gennaio a +4,2%. In aumento anche i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto che passano da +4,3% di gennaio a +5,4%. Ovviamente, il motore sono i beni energetici che continuano a «spingere in alto la crescita, seguendo la fiammata di gennaio degli energetici regolamentati: insieme, le due componenti spiegano due terzi della variazione tendenziale», ha spiegato l'Istat.

 

 

Dunque, i beni energetici i cui prezzi aumentano dal +38,6% di gennaio a +45,9% di febbraio, in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +22,9% a +31,3%), e in misura minore ai prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (da +2,2% a +3,2%) sia non lavorati (da +5,3% a +6,9%). Come poc'anzi detto, il conflitto in Ucraina è tra le centraline della nuova fiammata. «La guerra arriva nel carrello della spesa degli italiani, con il rincaro dei beni energetici che si trasferisce sulla filiera agroalimentare e colpisce gli agricoltori», ha chiarito la Coldiretti, spiegando come «un chilo di grano nonostante gli aumenti viene pagato agli agricoltori 31 centesimi e serve per produrre un chilo di pane che viene venduto a consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 4 euro a seconda delle città. L'incidenza del costo del grano sul prezzo del pane resta dunque marginale pari a circa il 10% e il problema vero è il costo dell'energia. Il paradosso è ad esempio che si paga più la bottiglia che il pomodoro in essa contenuto». Ma l'Italia è comunque in buona compagnia, visto che è tornata ad accelerare a febbraio l'inflazione anche in Germania: secondo la stima preliminare diffusa da Destatis, la crescita dei prezzi al consumo su base annua è salita al 5,1%, a fronte del 4,9% cui si era leggermente attenuata a gennaio.

 

 

L'escalation dei prezzi è comunque ormai un fenomeno globale. Lo dicono i numeri. Le sanzioni occidentali a Mosca hanno di fatto interrotto i trasporti aerei e marittimi minacciando i flussi di materie prime. Il petrolio ha esteso i guadagni con il Brent che è salito del 4,4% a 103,09 dollari al barile, nuovo massimo dal 2014, e il Wti ha superato quota 100 a 100,12 dollari al barile (+4,12%). I prezzi del gas sono schizzati alle stelle, in rialzo del 12% rispetto alla chiusura di due giorni fa mentre il grano è aumentato del 5% a 9,75 dollari per bushel per i timori che i problemi logistici possano provocare carenze. D'altronde, le spedizioni di grano e semi oleosi sono state bloccate dalla crisi. Il grano di Chicago ha guadagnato circa il 5% e il mais è salito del 3%. Ucraina e Russia insieme rappresentano circa il 29% delle esportazioni globali di grano, il 19% delle esportazioni globali di mais e l'80% delle esportazioni globali di olio di girasole. E non è finita. L'Egitto ha aumentato le tasse di transito per le navi che passano attraverso il Canale di Suez, con aumenti fino al 10%.

 

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