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Rabbia e incredulità dopo il no ai ristori per i medici: ingenerosità di Stato. Rivolta negli ospedali

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Snami, Sindacato nazionale autonomo medici italiani, esprime «rabbia e incredulità per la bocciatura dell’emendamento che prevedeva un sostegno alle famiglie dei medici deceduti per Covid». «È una vera e propria ingenerosità di Stato», la definisce il presidente nazionale, Angelo Testa. «Tutti, dai semplici cittadini alle più alte cariche dello Stato - ricorda - ci hanno ringraziato per quello che abbiamo fatto e che quotidianamente facciamo nei confronti dei pazienti ammalati di Covid. Emergenza nella emergenza di un sistema nazionale ai limiti del collasso, che ci ha visto e ci vede impegnati quotidianamente per sostenere gli ammalati e le persone che hanno bisogno. La politica ha perso l’occasione di dimostrare gratitudine nei confronti delle famiglie dei medici che hanno sacrificato la loro vita contagiandosi per continuare ad assistere i propri pazienti durante la pandemia e ha insultato così la loro memoria. Di fatto - incalza Testa - hanno voluto ignorare dei servitori dello Stato che si sono immolati per il bene comune». «Per questo - conclude il leader del sindacato - da subito facciamo partire una campagna Snami per la raccolta delle firme per chiedere a gran voce alle istituzioni un ripensamento». 

 

 

Anche Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil Medici, ha detto la sua dopo che il Senato ha bocciato un emendamento al decreto Ristori che avrebbe riconosciuto un indennizzo di 100mila euro alle famiglie dei 369 medici morti per Covid: «La triste vicenda del mancato riconoscimento degli indennizzi alle famiglie dei medici deceduti in servizio a causa della pandemia mette in evidenza drammaticamente la mancanza dei diritti e delle tutele dei medici che lavorano in convenzione o senza contratto per il Ssn». 

 

 

«È vergognoso - prosegue - che il Senato non abbia voluto aiutare le famiglie di quei medici che hanno affrontato la pandemia per salvare la vita alle persone, senza tutele e senza sostegni da parte dello Stato. Abbiamo chiesto ai pensionati medici di tornare in servizio perché mancava personale e ora li ripaghiamo negando un ’ristorò economico alle loro famiglie». «I medici di medicina generale - continua Filippi - hanno affrontato la pandemia isolati dal sistema, spesso a mani nude, senza mezzi, senza organizzazione e senza tutele e ora non hanno nemmeno diritto al risarcimento da infortunio perché il loro rapporto di lavoro in convenzione non lo prevede, al contrario dei colleghi dipendenti dei servizi. È necessario superare i rapporti di lavoro libero professionali convenzionati che non danno tutele - è il monito - e frammentano l’offerta di salute ai cittadini. Oggi - conclude Filippi - è necessario riconoscere i ristori indegnamente negati ai medici, ma per il futuro bisogna superare l’ipocrisia di mettere toppe solo in emergenza: il sistema va cambiato ad iniziare dai rapporti di lavoro e dall’organizzazione dei servizi».

 

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