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L'inflazione ci cambia la vita: gli effetti su mutui, affitti, pensioni e conti correnti

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Filippo Caleri
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La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha tolto ogni illusione ai governi e ai cittadini. La bomba inflazione c’è, durerà a lungo e con effetti a rilascio lento. Nel senso che le conseguenze sulla vita delle persone non sono solo immediati, come nel caso delle bollette e del pieno di benzina che svuotano il portafoglio con velocità accelerata rispetto al passato. Ma anche nel medio termine. Impercettibili, per ora, ma pronti a farsi sentire nel futuro.

Le indicizzazioni
Il primo caso è l’indice che si utilizza in tutti i contratti che prevedono annualmente la rivalutazione delle somme. Come quelli di affitto, ad esempio, che prevedono annualmente un aggiornamento delle somme pattuite pari al 75% dell’inflazione dell’anno precedente. Ora, negli ultimi anni, con rincari prossimi allo zero o addirittura negativi l’aggravio per le famiglie era impercettibile. Ma se assumiamo per il 2022 un carovita del 5%, significa che, dal primo gennaio del 2023, il canone sarebbe aggiornato del 3,75%. Una pigione di mille euro salirebbe di botto a 1.037 euro. 

 

Pensioni
Unica consolazione, magra, c’è per i pensionati. Anche loro hanno diritto alla rivalutazione dell’assegno ogni gennaio sulla base dell’indice dei prezzi dell’anno precedente. Dunque posto, come nell’esempio precedente, un tasso del 5%, una pensione di 1.200 euro al mese passerebbe a 1.247 euro. In termini nominali sarebbero quasi 50 euro al mese in più. Ma si tratterebbe solo di un miraggio economico. Le somme in più non sarebbero comparabili con la perdita del potere d’acquisto determinato dall’aumento di beni e servizi. 

Conti correnti
Addio anche alla funzione del denaro liquido in banca per scopi protettivi o per mancanza di investimenti remunerativi (negli ultimi anni i Bot hanno dato addirittura rendimenti negativi). Con inflazione zero i soldi fermi non crescono ma nemmeno si svalutano. Con il carovita lasciare i soldi sul conto corrente equivale a pagare una sorta di tassa occulta. La liquidità non investita insomma non solo non rende, ma rischia di essere erosa. Diecimila euro lasciato per un anno in un deposito bancario con l’inflazione al 5% dopo un anno sono 10mila sulle scritture contabili. Ma hanno un potere d’acquisto di 9.500 euro. Se fossero spesi si comprerebbe in altre parole meno merce rispetto al passato.

 

Mutui
Tasto dolente visto l’amore degli italiani per la casa. L’aumento della rata è sicuro ma con diversi effetti. Su quelli già accesi, con tasso fisso, perde la banca che non può chiedere nulla per compensare la svalutazione del denaro prestato. Per quelli nuovi gli indici di riferimento del mercato sono agganciati al tasso fissato dalla Banca centrale europea. Per ora è rimasto a zero. Eurotower non lo ha toccato dunque le variazioni sono ancora minime e frutto dei valori registrati nel mercato tra le banche che si prestano soldi a vicenda. Ma se, come da manuale economico, iniziassero i rialzi dei tassi da parte della Eurotower, i nuovi prestiti diventerebbero più cari alla stupula. Mentre chi ha il tasso variabile, e che ha beneficiato di rate economiche in questi anni con interessi miseri, inizierebbe a pagare rate più pesanti.

Interessi legali
C’è già un effetto del tasso di inflazione chi si è verificato. E si traduce in un ulteriore costo per famiglie e imprese. Si tratta degli interessi che si pagano sui contratti quando prevedono passaggi di denaro per un’obbligazione. Anche quelli di mora per le multe ad esempio. I prezzi del 2021 lo hanno già gonfiato. Dal primo gennaio è all’1,125% superando per la prima volta dal 2014 sopra all’1% dal 2014. Negli ultimi anni era sceso fin quasi ad azzerarsi nel 2021 quando è stato fissato allo 0,01%.
 

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