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Ora persino Galli diventa ottimista: "Fine stado di emergenza il 31 marzo? Previsione ragionevole"

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Fine dello stato di emergenza per Covid-19 il 31 marzo? «Credo che possa essere una previsione ragionevole, ma con il difetto di essere appunto una previsione». Per di più «un po' diversa dall’azzardare il vincitore del derby» della Madonnina in programma questo sabato. Massimo Galli, già direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, tifoso interista, spiega così all’Adnkronos Salute le ragioni per cui «non sono nella condizione di dire con assoluta certezza» se alla fine del prossimo mese si potrà davvero voltare pagina nella gestione del coronavirus pandemico.

 

«Da qui al 31 di marzo ci sono in ballo più di 50 giorni e bisogna vedere come andranno le cose», sottolinea con prudenza. «Mi auguro che sia possibile» evitare una nuova proroga, auspica l’esperto. «Non è irragionevole», ammette, ma come in tutte le previsioni «ci sono elementi che possono favorire l’una o l’altra delle ipotesi» in campo e quindi più a ridosso della scadenza, «sulla base dell’ipotesi che in quel momento risulterà maggiormente favorita - precisa - ci si potrà conseguentemente muovere».

Pur conservando «le riserve» in virtù delle quali «più volte mi sono preso del menagramo», Galli passa in rassegna «elementi tutto sommato positivi: abbiamo visto da una parte continuare ad aumentare il numero dei vaccinati - osserva - e dall’altra una iniziale, ma non del tutto non significativa, riduzione delle infezioni registrate».

 

E poi c’è il fattore Omicron: anche se «di infezioni ce ne sono state sicuramente di più rispetto a quelle che abbiamo visto», considerando che «non proprio tutti quelli che si sono infettati con la nuova variante si sono registrati per averla fatta», secondo l’infettivologo è comunque «ragionevole pensare che Omicron faccia complessivamente meno danno. O perché intrinsecamente meno patogena, o perché forzatamente tale in una popolazione con tanti vaccinati, che hanno una capacità di difesa maggiore e perciò non sviluppano malattia grave. Messi insieme tutti questi elementi - conclude - ci sta che si possa andare finalmente verso una condizione di maggiore normalità». 

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