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Mascherine, scuola, trasporti: benvenuti nell'Italia del green caos

Francesco Storace
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È l’ora del Green caos. Il disordine regna sovrano e chi comanda ne sta sbagliando troppe. La gestione del contrasto alla variante Omicron – pur definita lieve, non rischiosa, non letale se vaccinati – fa somigliare l’esecutivo all’aereo più pazzo del mondo, con ordini, direttive, norme che si contraddicono in maniera incredibile. A farne le spese, al primo posto nella graduatoria della confusione i nostri ragazzi. Scuole e asili sono nel mirino: non si sa se sia meglio proteggerli dalla variante Covid o dal governo Draghi.

 

Dalle regioni comincia a salire la richiesta pressante di fare attenzione, dal territorio si fiutano guai se si riaprono gli istituti col picco dei contagi in azione tumultuosa. Avanti a tutti, il ribelle numero uno è come al solito Vincenzo De Luca, governatore della Campania, che annuncia l’ordinanza che sposta l’ingresso nelle scuole a fine mese. Favorevole a un rinvio della riapertura degli istituti è anche il professor Guido Rasi. Lui - che oggi è consulente del generale Figliuolo - propone di aspettare una quindicina di giorni. Col Covid e le sue varianti bisogna essere prudenti.

 

Macché, la guerra infuria a Palazzo Chigi. Elmetto in testa, qualche zelante funzionario alza la voce e strilla che il provvedimento di De Luca sarà impugnato dal governo. Poi c’è da registrare la resurrezione di Beppe Grillo. Costui torna alle antiche origini del M5s e dei suoi spettacoli itineranti per ululare contro l’obbligo vaccinale. Pare che Giuseppe Conte si voglia far ricoverare, un altro colpo così e ce lo giochiamo.

Da tutta Italia si moltiplica la protesta. Del sistema dei controlli nessuno dice nulla, dovrebbe parlarne la Lamorgese, ma da tempo ha perso la parola. Sul nodo più controverso - i trasporti - si sta grosso modo come ai tempi del governo Conte 2, non li si consideravano un problema.

 

Per non parlare del casino generale sulle sanzioni. Sono insorte le celebrità, non quelle di Sanremo, ma i virologi, che hanno considerato ridicolo, beffardo, dannoso il valore di appena cento euro per punire chi dice no alla puntura. E in effetti pareva più un incentivo al rifiuto del siero che altro. Il governo si è dovuto precipitare a ricordare che ci sono anche altre sanzioni aggiuntive, ad esempio lo stipendio non versato ai lavoratori che non si vaccinano e per questo devono restare a casa e tante altre ipotesi che parevano clandestine. Ma non facevano prima a comunicarlo per tempo?

Ancora: pare di capire che abbiano già deciso - senza dircelo - che lo stato d’emergenza, a scadenza 31 marzo, sarà prorogato per l’ennesima volta. Altrimenti non si spiega perché per vaccinarsi obbligatoriamente si ha tempo fino al 15 giugno.

Pure il calcio è nella bufera, con la disputa sulle presenze di spettatori negli stadi. Non si sa più se fidarsi dei referti relativi a tamponi, tra le Asl e il ministero della Salute c’è un osceno scaricabarile. La consigliera leghista della regione Lazio Laura Corrotti è stata costretta a rendere noto di essere positiva, ma che al suo green pass non risulta. «Nessuna Asl mi ha ancora contattata», ha denunciato.

Mascherine chirurgiche o Ffp2, i dubbi su quali utilizzare sono generali e non tutti le indossano nell’assenza di controlli e vigilanza.
Si pensava che la confusione fosse solo per il green pass. No, chiamiamolo green caos.

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