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Massimo Galli e la scelta non logica delle mascherine obbligatorie all'aperto. Furia sulle feste al chiuso

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Massimo Galli non risparmia critiche a Mario Draghi dopo le prime indiscrezioni e la bozza del decreto legge festività che contiene le misure contro il Covid. L’ex direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, intervistato dall’Adnkronos, non capisce il senso di alcune scelte: “Per quanto riguarda l’obbligo di mascherine all’aperto spero ci sia scritto come elemento correttivo ‘se sei da solo in mezzo al nulla devi avere la mascherina nella tua disponibilità nel momento in cui tu ti dovessi trovare in un contesto con molte persone’ perché poi i provvedimenti per essere accettabili devono anche essere logici”. È previsto poi lo stop fino al 31 gennaio per eventi e feste all’aperto che “evidentemente - analizza Galli - prevedono grandi concentrazioni di persone, per cui è una misura abbastanza giustificata. Che sia abbastanza in contraddizione però con il fatto del mantenere le feste al chiuso mi sembra palese. Questa è la cosa che commento meno volentieri perché non mi è ancora chiara e mi sembra ci sia una contraddizione. Dopo di che non sto auspicando nessuna delle due soluzioni a priori, non sto dicendo abolite anche quelle al chiuso ma sto dicendo ‘fatemi capire’”.

 

 

Ma Galli non è soltanto critico con il governo: “Siamo in una situazione in cui è arrivata una variante a grandissima diffusibilità, qualsiasi intervento volto a limitarne la circolazione evitando di trovarsi nella situazione di dover chiudere cose è ovviamente un provvedimento opportuno. Sulle Ffp2 sono assolutamente d’accordo a questo punto tenendo conto che danno una maggior garanzia è un provvedimento opportuno. Promossa senza se e senza ma la stretta sul super green pass. Bisogna che si capisca davvero che non stiamo giocando ma che siamo di fronte ad una nuova emergenza. Il vaccino sarà magari un ombrello con dei buchi ma è l’unico che abbiamo e lo dobbiamo usare al massimo perché senza di questo avremmo ancora i morti dell’anno scorso se non peggio. Con questo abbiamo una situazione migliore”.

 

 

“I dati - sottolinea l’infettivologo in merito alla riduzione a sei mesi del green pass - che stanno sempre più emergendo sulla durata dell’efficacia dei vaccini, soprattutto per quanto attiene all’infezione ci dicono che verosimilmente bisogna accorciare i tempi del booster e quindi c’è una logica in tutto questo. Teniamo conto che la variante Omicron da questo punto di vista rappresenta un’incognita ulteriore. E ragionando in un’ottica di popolazione ridurre i tempi della validità del Green pass e quindi della vaccinazione ha una sua validità. Poi è un dato di fatto che ci sono persone che rispondono bene e che hanno una risposta anticorpale ancora molto valida anche dopo parecchio tempo dalla seconda dose. Tuttavia abbreviando i tempi del richiamo rischi proprio non ce ne sono - chiosa Galli - e complessivamente, considerando la popolazione nel suo insieme, potrebbe essere un elemento utile perché va a dare un ulteriore stimolo a coloro che hanno risposto poco, male o insufficientemente”.

 

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