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Omnibus, "mi fa pena". Caporale sconsolato: in piazza contro il green pass e non contro le mafie

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Green pass, no-vax, obbligo vaccinale. Negli ultimi mesi è ormai quotidiano il caos e il confronto su tali temi, che sono anche al centro della puntata del 9 novembre di Omnibus, programma di La7 condotto da Gaia Tortora. Negli studi della tv di Cairo si dà la parola ad Antonello Caporale, caporedattore de Il Fatto Quotidiano, che risponde alla domanda della conduttrice, che, dopo aver rivelato senza problemi di essersi vaccinata, si interroga sul fatto che forse sarebbe stato più facile introdurre un'iniezione obbligatoria: “La questione è complessa, c’è bisogno di una riflessione psicopatologica. I signori che contestano il green pass per andare a lavoro perché lo ritengono illiberale devono ringraziare coloro che si sono vaccinati e gli hanno permesso di andare a lavoro. Il principio della solidarietà rispetto alla propria protesta viene dimenticato. L’obbligo vaccinale è impossibile perché la sanzione del trattamento sanitario obbligatorio sarebbe cruenta, da paese dittatoriale. È fuori discussione”.

 

 

“La società - prosegue il giornalista - è stanca del Covid che non finisce più, in questa pandemia, che è un mistero e che non conosciamo, ogni mese è il mese prossimo, poi l’altro mese ancora. Il salvare il Natale ci fa stare in ansia e disperazione e anche in uno stato di coercizione”. Caporale si infervora nel concludere il suo ragionamento: “Lo dico da meridionale. Il Nord protesta il Sud dorme. Se l’Italia avesse avuto la stessa voglia e piacere di scendere in piazza quando le mafie riducevano la libertà di tutti, la concorrenza, la dignità, noi saremmo stati un Paese più giusto e più grande. Vedere che la grande mobilitazione contro il green pass e non contro le mafie mi fa pena. Mi dispiace, alimenta l’idea che ci affliggiamo per questioni non cruciali e poi dormiamo in altri casi. Da quattro mesi stiamo parlando del green pass, se serve o non serve”.

 

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