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Green pass a 12 mesi, i dati che possono ribaltare tutto. Nel mirino la durata del vaccino

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Le nuove indicazioni sulla durata della protezione assicurata dai vaccini anti-Covid fanno emergere ulteriori dubbi sull'efficacia del green pass e la sua validità per 12 mesi. Mentre appare inevitabile una terza dose - ma anche il richiamo per il monodose Johnson & Johnson - nel mirino finisce proprio la durata del certificato verde collegato alla somministrazione del siero. 

 

"Vediamo dai test sierologici che gli anticorpi calano naturalmente di 7-10 volte a 6 mesi dal vaccino. Osserviamo poi un leggero aumento dei contagi fra i vaccinati della prima ora: personale sanitario e anziani (non sono disponibili i dati di forze dell'ordine e lavoratori della scuola)" riporta Repubblica in una serie di domande e risposte sui vari aspetti della campagna vaccinale e della sua ricaduta nella normativa decisa dal governo di Mario Draghi. C'è poi l'allerta dell'Associazione italiana di epidemiologia che ha registrato un aumento dei casi fra gli over 90, i primi a ricevere le dosi ormai da gennaio.

 

La domanda cruciale è: non è imprudente allora far durare il green pass un anno intero? Per il quotidiano vanno considerati diversi fattori. In primis la durata della protezione "non è un valore netto. Dopo i sei mesi si entra in una zona grigia priva di certezze. Il declino degli anticorpi con il tempo è normale, e non sappiamo quale sia il loro numero minimo necessario per essere al sicuro". A sopperire a un'eventuale mancanza di anticorpi interviene, in molti casi, la memoria immunitaria gli studi a riguardo "non sono molti".

 

Sulle differenze da vaccino a vaccino vengono citati i dati dello stato di New York dove l'incidenza mensile di infezioni è "più alta fra chi ha ricevuto un'unica dose di Johnson&Johnson. Seguono Pfizer" e "Moderna" (gli Usa non non hanno fatto ricorso ad AstraZeneca). In genere i "vaccini a Rna (Pfizer e Moderna) hanno un'efficacia di partenza più alta rispetto a quelli a vettore virale". 

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