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L'inquietante previsione sul virus respiratorio sinciziale che colpisce i bambini: avremo un aumento esponenziale di casi

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Sale in Italia la paura per il virus respiratorio sinciziale che colpisce i bambini. E la previsione all’Adnkronos di Antonino Reale, responsabile Pediatria emergenza dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, sull’epidemia di virus respiratorio sinciziale (Rsv) che sta colpendo in tutta Italia neonati e bambini piccolissimi, con reparti pediatrici e terapie intensive degli ospedali pieni di neonati e bebè con bronchioliti e polmoniti, non è delle migliori sul breve termine: “Ci sarà un aumento esponenziale di casi di virus respiratorio sinciziale e, purtroppo, anche in associazione con altri virus. Ma sono ottimista, come accade ogni anno ne usciremo”.

 

 

“Negli ultimi 15 giorni - prosegue l’esperto - stiamo assistendo ad un aumento esponenziale dei ricoveri per bronchioliti, anche gravi, che sono la conseguenza del virus respiratori sinciziale. Spesso dagli esami risulta la presenza di più virus, anche 3-4, quindi c’è un’associazione di più patogeni. Attualmente all’ospedale Bambino Gesù abbiamo una quindicina di pazienti, neonati nei primi mesi di vita, con bronchiolite e il 40% ha forme leggere. Sono 2 in terapia con ossigeno. Il fenomeno - spiega il dottor Reale - è partito dalla Francia 20 giorni fa e ogni anno è sempre molto diffuso in Europa. Quest’anno le bronchioliti sono anche in anticipo sicuramente per il fatto che c’è stato un allentamento delle misure anti-Covid, le mascherine, il distanziamento, il lavaggio delle mani, l’isolamento per i lockdown, che invece lo scorso inverno hanno praticamente azzerato i casi”.

 

 

Può accadere che i neonati colpiti dal virus respiratorio “hanno bisogno di ossigeno e di essere reidratati perché non riescono a mangiare bene - avverte Reale -. Nella maggior parte dei casi sono piccoli pazienti con comorbidità o fragilità dovute alla nascita prematura. Quindi, non avendo una cura, si agisce con un terapia di supporto e si aiutano con l’ossigeno o una flebo. A chi ha problemi respiratori più seri viene messo il casco, per l’erogazione della Cpap, che abbiamo conosciuto nei pazienti con Covid in terapia intensiva, dove la pressione è elevata. Oggi abbiamo 2 piccoli pazienti di 2-3 mesi che necessitano di questa terapia con l’ossigeno e 6-7 con altri flussi”. Non bisogna abbassare la guardia e mantenere le protezioni anti-virus che si usano per schivare il Covid.

 

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