Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

L'atroce dubbio su Massimo Gramellini e quel Caffè su Rachele Mussolini

Arnaldo Magro
  • a
  • a
  • a

«Se un partito candida una persona che si chiama Mussolini ed è nipote di Mussolini, lo fa solo per attrarre i voti, di chi rimpiange Mussolini. Punto». Ipse dixit Massimo Gramellini nel suo «Il Caffè». Ma cosa è successo di così terribile da mandare di traverso la tazzina a Gramellini? Rachele Mussolini, figlia di Romano Mussolini e nipote del Duce, si è candidata nella lista di Fratelli d’Italia alle recenti elezioni comunali di Roma Capitale e semplicemente, ha fatto il botto: 8.264 preferenze, la più votata. Eh, no! Non si fa così! Una con quel cognome, che scandalo! Che lo cambiasse il cognome! Al massimo con l’iniziale! M. puntata!

 

Una vera e propria pedagogia onomastica, quella evocata dal Gramellini. Ma non è il solo a pensarla così. Tanti i pensatori a sinistra, per i quali evidentemente, le storie personali non contano un beato nulla. Rachele Mussolini è nata nel 1974, cioè 29 anni dopo la morte di nonno Benito nel 1945 e 31 dopo la caduta del regime fascista. Nel 2016 si è candidata al consiglio comunale di Roma con la lista «Con Giorgia Meloni sindaco» ed è stata eletta con 657 voti. Nella consiliatura appena trascorsa è stata presente a 401 sedute dell’Assemblea capitolina su 469, una percentuale di presenze ineguagliabile.

 

Quindi il dubbio: nel 2016 andavano bene, perché non facevano notizia, i 657 voti che portarono la Mussolini in Campidoglio; ora che sono lievitati di 7.607 preferenze, risultano invece un intollerabile insulto alla democrazia? Benpensanti a sinistra che vorrebbero sul Ventennio, calasse un oblìo sinanche onomastico: Rachele M. e, tanto per non sbagliare, pure Giorgia M.! Che, pure se si chiama Meloni, richiama Mussolini con l’inziale del cognome! Che lo cambiasse pure lei! O non sarà semplicemente, che la crescita repentina di Fratelli d’Italia, disturba e manco poco, la sinistra? E allora via con le favole legate al fascismo. Sia mai che qualcuno, ancora ci caschi.

 

Viene un dubbio: vuoi vedere che l’altra mattina il Gramellini si è sorbito un caffe corretto? Un autarchico Cordiale, azzarderemmo. Se si potesse usare serenamente l’aggettivo «autarchico»...
 

Dai blog