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Parla Rachele Mussolini: "A Roma aria irrespirabile per i rifiuti e strade sempre meno sicure"

Pietro De Leo
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«Intorno al nostro progetto per il Comune, e alla proposta di Fratelli d’Italia vedo tanta partecipazione». Il Tempo raggiunge Rachele Mussolini, consigliera comunale uscente al Campidoglio e ricandidata, tra un appuntamento e l’altro della campagna elettorale. «Percepisco interesse ed entusiasmo. Quando facciamo banchetti le persone si avvicinano. Può capitare che non lontano da noi si collochino anche quelli del Pd e M5S e, lo dico senza polemica, li vedo completamente vuoti».

Lei corre per il secondo mandato da consigliera. Nel 2016 Virginia Raggi vinse sull’onda di un motto, «il vento è cambiato». Com’è cambiato, dopo cinque anni?
«Be’, per fare una battuta, ma neanche tanto, l’aria accanto ai cassonetti dei rifiuti che non vengono vuotati, l’aria è diventata irrespirabile».

 

 

Tema rifiuti, argomento clou di questa campagna elettorale.
«Sì, ma in realtà gli argomenti sono tanti. La questione rifiuti certamente emerge con maggiore forza, anche per via dei continui rimpalli di responsabilità tra Comune e Regione. Poi c’è anche un deficit di sicurezza diffusa. Strade poco illuminate e tanti scippi. Una situazione che riguarda un po’ tutti i quartieri. Anche su questo tema si può lavorare, e molto, implementando la videosorveglianza, e magari applicando degli sgravi fiscali per quelle imprese che si dotano di telecamere. Chiaro che a livello normativo tutto ciò non dipende solo dall’ente comunale, ma quest’ultimo può fare molto».

Questa campagna elettorale è stata spesso segnata da attacchi personali. Qualche settimana fa, un post del Movimento 5 Stelle di Roma contestava la presenza tra le candidature di «Rachele Mussolini, niente meno che la nipote del duce». Le fanno male attacchi di questo tipo?
«Sa che mi era sfuggita questa cosa? La apprendo adesso da lei. Oramai ne ricevo talmente tanti... Che le devo dire? Durante questi cinque anni con molti colleghi del Pd ho avuto un rapporto di piena cordialità, nonostante la differenza di idee. Qualcuno dei Cinque Stelle, al contrario, nemmeno salutava. Gli attacchi di questo tipo dimostrano solo un’ipocrisia di fondo: predicano tanto diritti e tolleranza, si fanno paladini contro i pregiudizi, e poi giudicano una persona per il cognome che porta. Si spiega tutto da sé».

 

 

Anche la figura di Enrico Michetti è stata spesso attaccata, anche a livello di profilo personale.
«La scelta compiuta dal centrodestra su Enrico Michetti, con grande impulso di Giorgia Meloni che l’ha fortemente voluto, ha un significato ben preciso: puntare su una persona che avesse capacità amministrative, tenendo in secondo piano la spendibilità mediatica. Peraltro, non partiva da una condizione di vantaggio quanto a riconoscibilità: il suo nome è stato messo in campo a giugno inoltrato, e ad agosto, come è fisiologico, la città si è fermata per le ferie estive. Quanto al suo profilo, è un avvocato, un amministrativista, che con il suo bagaglio di competenza ha risolto tanti problemi negli enti locali, anche in quelli governati dal centrosinistra. Lo stesso centrosinistra che prima ha usufruito delle sue prestazioni e oggi lo attacca. Non è, questa una contraddizione?».

Questa campagna elettorale è stata segnata anche da certe fibrillazioni del centrodestra, soprattutto a livello nazionale. Pensa che possano aver influito sulla corsa per il Campidoglio?
«Spesso queste frizioni sono più ingigantite dai media che di portata reale. Per quanto riguarda Roma, la situazione mi pare molto chiara: il centrodestra si è mostrato unito sul nome del candidato e ha proseguito, compatto, su questo percorso. Da questo punto di vista non vedo equivoci, il quadro è molto chiaro».

 

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