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Via libera al vaccino in gravidanza ma...meglio dal quarto mese

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Il vaccino anti-Covid (solo a mRna, ossia Pfizer e Moderna), è raccomandato alle donne in gravidanza nel secondo e terzo trimestre mentre per il primo occorre valutare con il medico rischi e benefici. Lo stabilisce una nuova circolare del ministero della Salute, che ribadisce che il vaccino è raccomandato anche in allattamento.

«In considerazione dell’attuale scenario epidemiologico - si legge nel documento a firma del direttore generale Prevenzione Gianni Rezza - e delle crescenti evidenze sulla efficacia e sicurezza della vaccinazione in gravidanza sia nei confronti del feto che della madre, in linea con l’aggiornamento del documento "Indicazioni ad interim su vaccinazione contro il COVID-19 in gravidanza e allattamento" a cura di ISS-ItOSS, al quale si rimanda per ulteriori dettagli, si raccomanda la vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19, con vaccini a mRNA, alle donne in gravidanza nel secondo e terzo trimestre. Relativamente al primo trimestre, la vaccinazione può essere presa in considerazione dopo valutazione dei potenziali benefici e dei potenziali rischi con la figura professionale sanitaria di riferimento». Infine «La vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19 è altresì raccomandata per le donne che allattano, senza necessità di sospendere l’allattamento».

Sebbene la vaccinazione possa essere considerata in qualsiasi epoca della gravidanza, sottolinea l’Iss nelle indicazioni aggiornate, ad oggi sono ancora poche le evidenze relative a vaccinazioni eseguite nel primo trimestre. «Le donne che desiderino vaccinarsi in questa epoca gestazionale devono valutare rischi e benefici insieme a un sanitario anche alla luce dell’evidenza che la febbre, che rientra tra le possibili reazioni al vaccino, può causare un aumento del rischio di malformazioni congenite».

 

 

 

 

 

Le donne a maggior rischio di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2 (es. professioniste sanitarie, caregiver) e/o a maggior rischio di sviluppare una malattia grave da COVID-19 (donne con fattori di rischio come età maggiore di 30 anni, BMI maggiore di 30, comorbidità, cittadinanza di Paesi ad alta pressione migratoria) «rimangono il target prioritario per la vaccinazione in gravidanza». Il personale sanitario, sottolinea l’Iss, «è tenuto a illustrare nella maniera più chiara possibile il rapporto tra rischi e benefici, così da permettere a ogni donna di prendere la decisione più appropriata per il proprio caso. I sanitari devono raccomandare la vaccinazione dei conviventi per limitare ulteriormente il rischio di contagio delle donne in gravidanza e durante l’allattamento.

Si sottolinea che, se una donna vaccinata scopre di essere in gravidanza dopo aver già ricevuto il vaccino, non c’è evidenza in favore dell’interruzione della gravidanza. Inoltre, se una donna scopre di essere in gravidanza tra la prima e la seconda dose del vaccino può considerare di ritardare la seconda dose fino al secondo trimestre». Quanto alla vaccinazione in allattamento, «la donna che allatta deve essere informata che la vaccinazione non espone il lattante a rischi e gli permette di assumere, tramite il latte, anticorpi contro SARS-CoV-2. Il neonato allattato da madre vaccinata segue il suo calendario vaccinale senza alcuna modifica». A tutte le donne in gravidanza e che allattano, indipendentemente dalla scelta se vaccinarsi o meno, «viene raccomandato di osservare le seguenti misure di prevenzione: igiene delle mani, uso della mascherina negli ambienti chiusi e in prossimità di altre persone non conviventi/non vaccinate, rispetto della distanza fisica di sicurezza, ventilazione degli ambienti».

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