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Green pass o niente stipendio, dal 15 ottobre scatta l'obbligo per lavorare. Cosa c'è da sapere sul decreto

Dario Martini
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L’Italia è l’unico Paese nel mondo occidentale ad introdurre l’obbligo di green pass per poter lavorare. Una decisione che «ci pone all’avanguardia nel mondo», per usare le parole del ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, che insieme ai colleghi Roberto Speranza (Salute), Andrea Orlando (Lavoro) e Maria Stella Gelmini (Affari regionali) ha presentato il nuovo decreto legge che estende l’utilizzo del certificato verde. Draghi ha preferito non presentarsi di fronte ai giornalisti, ennesima dimostrazione che a volte l’assenza conta più della presenza. Un modo per sottolineare ancora di più la forza del premier, che su questi temi non ammette voci fuori dal coro tra i partiti di maggioranza.

 

Dal 15 ottobre il green pass sarà necessario per tutti i lavoratori, sia nel pubblico che nel privato. L’avvenuta vaccinazione o il tampone negativo al Covid quindi diventano i requisiti necessari per poter esercitare la propria professione. Nel decreto viene spiegato che ad essere esonerati «sono i soggetti esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del Ministero della salute».

 

Non basterà un semplice certificato del medico. La circolare del ministero, infatti, stabilisce precisi requisti. Le certificazioni di esenzione «potranno essere rilasciate direttamente dai medici vaccinatori dei Servizi vaccinali delle Aziende ed Enti dei Servizi Sanitari Regionali o dai Medici di Medicina Generale o Pediatri di Libera Scelta dell’assistito che operano nell’ambito della campagna di vaccinazione anti-SARS-CoV-2 nazionale». Nella circolare vengono forniti alcuni esempi: chiunque manifesti una reazione allergica grave dopo la prima dose, le donne in gravidanza per cui il medico ha deciso di rimandare la vaccinazione (l’allattamento non è mai una controindicazione), e l’ipersensibilità ad uno dei principi attivi o a un eccipiente presente nei vaccini anti-Covid.

 

L’obbligo del green pass avrà una durata limitata, dal 15 ottobre al 31 dicembre, quando scadrà anche lo stato d’emergenza. Gli esentati dalla campagna vaccinale, che quindi potranno accedere ai luoghi di lavoro senza il "lasciapassare", avranno comunque la possibilità di avere tamponi gratuiti. A tutti i non vaccinati sprovvisti di giustificazione, invece, saranno garantiti test al prezzo calmierato di 15 euro (8 euro per i minorenni). Le farmacie saranno obbligate a non far pagare di più, altrimenti subiranno pesanti sanzioni.

I dipendenti saranno sospesi quando comunicheranno di non avere il green pass o quando ne risultino privi al momento dell’accesso al luogo di lavoro. Ma dovranno passare cinque giorni di assenza ingiustificata affinché scatti l’esclusione. Non ci saranno però conseguenze disciplinari e si manterrà il diritto alla conservazione del rapporto di lavoro. Il ministro Orlando ha spiegato che non viene minimamente intaccato il diritto al posto di lavoro, perché il decreto non potrà portare in alcun modo al licenziamento. La vera conseguenza sarà che per tutto il periodo della sospensione il lavoratore non percepirà alcuna retribuzione.

Saranno i datori di lavoro a doversi occupare dei controlli. Hanno quasi un mese di tempo per organizzarsi. Le sanzioni per chi trasgredisce sono elevate: il lavoratore che sarà beccato in ufficio senza green pass dovrà pagare tra 600 e 1.500 euro. Le aziende che non controllano, invece, avranno una multa che va da 400 a 1.000 euro.
Il ministro Brunetta ha spiegato la filosofia del provvedimento. Si muove in due direttrici, una di salute pubblica e l’altra di stimolo all’economia. «Il Pil dell’Italia sta crescendo del 6% e l’obbligo del green pass nel lavoro non può che rafforzare questa crescita, per far sì che non sia una fiammata ma una cosa strutturale. «Concordo - ha aggiunto Brunetta - con il professor Fauci: l’Italia si pone all’avanguardia nel mondo e dobbiamo essere di questo grati al presidente Draghi che ha tenuto la barra e non ha mai mollato». Il ministro ha fatto notare anche che la nuova normativa «ha una caratteristica che non si è vista in nessuna parte d’Europa, ha una portata estesa, complessa. Il fatto che sia stato approvato oggi ed entri in vigore 15 ottobre è per usare le prossime quattro settimane non solo per la preparazione dei meccanismi di controllo e verifica, ma per un grandissimo, serissimo effetto annuncio: "vaccinatevi, fate il green pass". È molto probabile che l’effetto annuncio porti già nel prossimo mese all’accelerazione dei green pass e anche dei vaccini. Il risultato potrebbe essere già conseguito o in parte conseguito all’inizio dell’entrata in vigore del decreto». Perché c’è tanta fretta? Lo ha spiegato sempre Brunetta, che in questo caso è sembrato vestire più i panni del collega Speranza: «Perché comincia l’autunno, cambia la temperatura esterna e la circolazione del virus residuale e aumenta la probabilità che aumentino varianti capaci di bucare il vaccino. Quindi abbiamo poco tempo davanti».

Il ministro della Salute, invece, ha annunciato un’altra novità: «I test antigenici continueranno a restare validi per 48 ore, mentre quelli molecolari lo saranno per 72 ore». Infine, c’è un altro tema sul tavolo: lo smart working. Il decreto non se ne occupa. Ma il governo ne sta già discutendo. Il lavoro da casa «non sarà regolato dalle linee guida, ma interverremo prima della scadenza alla deroga alla normativa che è stata portata al 31 dicembre. Sarà fatto con un eventuale intervento normativo o con un accordo quadro tra le parti sociali, che è la via che auspico - ha spiegato il ministro Orlando - abbiamo bisogno di sapere come utilizzare lo smart working dopo l’impennata del suo utilizzo durante la pandemia». La volontà, comunque, è di riportare tutti sul posto di lavoro. Bisogna far ancora una volta ricorso alle parole di Brunetta: «Abbiamo preso queste decisioni perché vogliamo far riempire di nuovo le nostre città».

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