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Il Cts limita il vaccino AstraZeneca: i rischi erano noti, ora qualcosa può cambiare

Tommaso Carta
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Nelle ore in cui è atteso il parere del Cts sulla vaccinazione dei più giovani con AstraZeneca, la morte della 18enne di Sestri Levante vaccinata, proprio con Vaxzevria, in un open day del 25 maggio scorso, riporta in primo piano il tema della travagliata gestione nell'utilizzo del siero anglo-svedese. Il vaccino su cui si è basata la campagna di massa inglese, ha avuto nel resto dell'Europa un percorso fitto di repentini cambi di direzione, spesso in totale contrapposizione tra loro: inizialmente somministrato, in Italia, solo agli under 55, poi sospeso, poi ripreso e raccomandato dal ministero della Salute ai soli over 60, pur non vietandone l'impiego nei giovani, non solo negli open day, ma anche per le vaccinazioni «obbligatorie» promosse dalle aziende sanitarie per il personale sanitario. A peggiorare la confusione e i dubbi dei vaccinandi, sono arrivate le blande disposizioni dell'Agenzia europea dei medicinali che, lungi dal fornire indicazioni precise, ha optato per lasciare massima libertà agli Stati membri, con il risultato che ogni Paese ha fatto del vaccino in questione un uso diverso. Ancora una volta incertezza e cattiva comunicazione rischiano di frenare la campagna anti-Covid proprio nel momento in cui, superate le 40 milioni di somministrazioni, corre per debellare il virus.

 

 

Le Regioni procedono in ordine sparso mentre il ministro della Salute Roberto Speranza ribadisce che «i vaccini sono la vera arma di cui disponiamo per chiudere questa stagione co si difficile e tutti quelli approvati da Ema e Aifa sono sicuri ed efficaci», e il leader della Lega Matteo Salvini soffia sul fuoco e attacca su Twitter: «Vaccini a bimbi e ragazzi "sconsigliati" da Paesi europei, riviste scientifiche e medici. Stop, sulla salute dei quei fenomeni di trombosi in sede inusuale associati a un abbassamento delle piastrine. Proprio per questa ragione era già stata espressa una raccomandazione per un uso preferenziale nei soggetti oltre i 60 anni di età, perché lì il rapporto tra i benefici ed eventuali rischi era particolarmente favorevole. E chiaro che adesso lo scenario epidemiologico del Paese è cambiato perché fortunatamente, grazie soprattutto alle vaccinazioni siamo in una fase assai più favorevole. E quindi come già era stato sottolineato la valutazione del rapporto per le differenti fasce di età è anche condizionata dallo scenario epidemiologico. Si è aperta questa riflessione all'interno del Cts, anche confrontandoci con l'Aifa, nelle prossime ore, probabilmente domani (oggi, ndr), arriveremo a un parere che verrà opportunamente diffuso. Nessuno deve dubitare che vengano minimamente sottovalutati i segnali di allerta rispetto ai profili di sicurezza. Si tiene conto di tutte le variabili».

 

 

Duro il commento del microbiologo Andrea Crisanti, professore dell'Università di Padova: «Sono sorpreso del fatto che, dopo le raccomandazioni che erano state date di fare il vaccino» AstraZeneca «a quelli che avevano più di 60 anni, improvvisamente si fanno queste iniziative» di open day «che sono poi di fatto in contrasto con le indicazioni. Mi chiedo: ma c'una regola in questo Paese o no?». «E un tristissimo prezzo che si paga rispetto a un'esigenza importante di prevenzione e di ritorno alla normalità e di riduzione complessivamente del numero di decessi che purtroppo ci sono stati e grazie al vaccino vengono evitati normalmente» dice infine a La Presse il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario del Galeazzi di Milano.

 

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