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Pallonari del virus. Camilla, la tragedia di un Paese dove nessuno si assume responsabilità

Franco Bechis
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Che bel faccino aveva Camilla, con quel sorriso che faceva esplodere ancora di più la luce degli occhi. L'avrà accompagnata quella allegria anche il 25 maggio scorso all'Open Day AstraZeneca di Genova, insieme a tanti suoi giovanissimi coetanei: tanti come lei avranno preso con festa l'occasione per un'estate libera dal virus, con l'agognato green pass che avrebbe consentito a tutti di spostarsi e magari di tornare a divertirsi con gli amici. Il sorriso di Camilla si è spento ieri all'ospedale San Martino di Genova, dove era stata ricoverata per una grave forma di trombosi quasi sicuramente causata da quel vaccino. Ricorderemo Camilla per quel bel volto pieno di felicità, e non certo per essere diventata un numero nella casistica degli “avventi avversi gravi e letali” dei vaccini Covid a vettore virale, come appunto quello di AstraZeneca che lei aveva appena ricevuto.

 

 

Diventata pubblica la tragedia, si è scatenato come sempre il grottesco balletto in tv dove si miscelavano come abbiamo visto in questi mesi politici, virologi, statistici ed esperti non si sa più di che. Abbiamo visto Antonella Viola commuoversi per il caso e ripetere che lei aveva detto di non farlo più ai giovani, Matteo Bassetti sostenere che è più pericolosa la pillola anticoncezionale ma va bene non farlo più ai giovani, e qua e là ognuno sostenere che ovviamente il rischio era stato da loro paventato, e di sicuro avremmo trovato un frammento di talk show dove i Massimo Galli, i Fabrizio Pregliasco, gli Andrea Crisanti e tutta la compagnia del grande spettacolo della virologia televisiva aveva messo in guardia da quel che purtroppo poi è accaduto. E hanno ragione: quello hanno detto il lunedì, e spesso il martedì della settimana dopo dicevano l'esatto opposto. Sono andato a vedere l'archivio delle loro dichiarazioni e senza ricordarvele qui una per una e giorno per giorno posso garantire che hanno espresso la qualunque. Dipendeva dal periodo: cauti quando bisognava esserlo, ottimisti quando bisognava spargere sicurezza magari perché non c'era più dose di quel vaccino e gioco forza bisognava farne un altro. Allora AstraZeneca che quasi si pensava di vietare sotto una certa età diventava all'improvviso sicurissimo, perché le reazioni letali si contavano sulla punta delle dita di una mano e poco più. Avevamo un gruppo di esperti istituzionali che aveva la responsabilità se non di prendere almeno di suggerire e quasi imporre al governo decisioni e scelte nette: quel Comitato tecnico scientifico (Cts) guidato dal professore Franco Locatelli. Ma da loro nulla è arrivato chiaro e netto.

 

 

Qualche mese fa avevano copiato la scelta dell'Ema (l'agenzia europea del farmaco) che “consigliava” di non fare AstraZeneca al di sotto dei 60 anni. Quando invece è stato fatto nessuno di loro ha aperto bocca vedendo l'autorevole consiglio gettato nel cestino. Ed è partita la gara di assessori della Sanità (a cominciare dal Lazio) ad offrire quel vaccino in “Open Day” aperti ad età sempre più basse. I governatori delle Regioni hanno iniziato una gara a farsi fare AstraZeneca per convincere i loro corregionali che quel vaccino era sicuro. Qualcuno addirittura ha disdetto la prenotazione per una dose Pfizer cambiandola con una del vaccino a vettore virale. Lo hanno fatto pubblicamente Attilio Fontana in Lombardia, Nicola Zingaretti nel Lazio, Nello Musumeci in Sicilia, Giovanni Toti in Liguria e tanti altri. Siccome non sono fessi, evidentemente a loro qualcuno degli esperti di cui si fidavano dicevano con sicurezza in privato quello che esitavano a ripetere con la stessa chiarezza in pubblico: “Non si rischia nulla, quel vaccino è sicuro”. Ma basta un caso di cronaca a fare lanciare a tutti l'allarme sulla insicurezza. Perché i nostri scienziati sono fatti così: tutti pallonari, specialisti nel lanciare la palla in tribuna. Utili allo show, assai meno alle scelte di salute pubblica. E continuano a farlo: il nostro Cts ieri si è riunito con grande urgenza sull'onda della emozione per Camilla (e con la preoccupazione di altri casi non ancora letali verificatisi in questa corsa al vaccino per tutti), pare dalle prime indiscrezioni sia prontissimo a rilanciarla per l'ennesima volta in tribuna: il consiglio di fare quel vaccino solo sopra i 60 anni sarà rafforzato (così pare a loro) diventando una “raccomandazione rafforzata” per limitarne l'uso al di sotto di quella età. Qualcosa come la scenata di una nonna.

Possibile che in questo paese nessuno si assuma responsabilità? Abbiamo affidato la vita di tutti nelle mani degli esperti da più di un anno con l'emergenza sanitaria e non c'è nessuno capace di dire “Sì” o “No” con nettezza, vietando o meno se si ritiene giusto farlo? E magari se poi si vieta trovando una soluzione per centinaia di migliaia di giovani vaccinati così senza nemmeno starci a pensare, che però avranno bisogno di una seconda dose. 

Da alcuni di questi esperti pallonari ho sentito ieri dire che gli eventi avversi così gravi di AstraZeneca causano il decesso di 2 vaccinati ogni 100 mila al di sotto dei 50 anni (quindi uno ogni 50 mila vaccinati), e che questa percentuale sarebbe superiore alla letalità del virus. Questo è falso, perché i dati sulla letalità del virus sono disponibili per tutti. Al primo giugno scorso è morta di coronavirus una donna ogni 2.613 infettate al di sotto dei 50 anni e un uomo della stessa età ogni 1.188 contagiati. Al di sotto dei 30 anni senza distinzione di sesso è morto un italiano/a ogni 11.774 contagiati. Sono tutti numeri più alti del rischio letale di AstraZeneca. Ma ora il virus sta andando in letargo, come era accaduto anche l'altra estate con le temperature che si alzavano. Il rischio contagio si sta abbassando molto, e il governo ha a disposizione molte dosi di Pfizer e Moderna. Non fosse che per buon senso, si vieti al di sotto dei 60 anni ogni vaccino a vettore virale e si mettano a disposizione quelli a Rmna. Decidendo. Senza lanciare per l'ennesima volta la palla in tribuna.

 

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