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Caso Fedez, "perché quella telefonata". Il direttore di Rai3 Franco Di Mare in Vigilanza

Tommaso Carta
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Chi era alla cabina di comando il giorno del Concertone del Primo maggio. questa la domanda a cui Franco Di Mare, direttore di Rai3, dovrà rispondere oggi nel corso della sua audizione in Vigilanza Rai, definendo le responsabilità di una situazione che poi è sfuggita di mano. Gli interrogativi sono molti, quanto i punti oscuri su una vicenda che ha avuto un impatto mediatico su Viale Mazzini devastante. Chi ha chiesto di contattare Fedez e perché lo ha fatto Ilaria Capitani, perché la telefonata stata fatta a Fedez e non al suo manager, e poi ancora il presidente Foa e l'ad Salini erano al corrente? E la dinamica degli eventi che il direttore della terza Rete dovrà portare sul tavolo della bicamerale d'inchiesta, tenendo ben presente che nell'aula non ci saranno le posizioni politiche o ideologiche sul ddl Zan, la difesa dei diritti o le priorità di un partito politico, in questo caso rappresentata da Matteo Salvini.

Insomma il nodo è nelle accuse di censura che il rapper ha mosso contro la Rai, e sui già Di Mare ieri ha svelato la linea. «Le dichiarazioni dell'artista sono gravi e infamanti parimenti a quanto sono infondate e il pubblico che segue Rai3 proprio perché la reputa una rete libera merita una risposta». Quali effetti porterà l'audizione di Di Mare su Rai3 è difficile prevederlo. Il cda è in scadenza come del resto i direttori di Rete. Pertanto credere che ci sia un seguito, trapela a Viale Mazzini, è davvero difficile. Per ora continua il duello della politica che, in vista delle nomine dei consiglieri tenta di ritagliarsi uno spazio nella stanza dei bottoni che, tra poco più di un mese, dovrà scegliere i vertici Rai. È di ieri infatti la notizia che sono 140 le candidature presentate per il Cda e oggi dovrebbe essere pronto l'elenco per poi chiamare il Parlamento a decidere come spartirsi i posti assegnati per Camera e Senato. Per ora il premier Draghi, che sulla Rai non è ovviamente intervenuto, non ha nessuna intenzione di mettere mano al dossier impegnato in altri più urgenti temi come il Recovery Plan e la ripartenza dell'Italia dalla stretta pandemica.

Un messaggio tuttavia è partito, forte e chiaro, da palazzo Chigi: la scelta del Cda deve seguire lo stesso principio che ha portato alla formazione dell'esecutivo di salvezza nazionale. Un profilo altissimo per chi dovrà guidare viale Mazzini, che non sia legato attraverso un cordone ombelicale ai palazzi della politica. Intanto i leader non si esimono e ad entrare a gamba tesa nella polemica ci pensa Matteo RenzI: «Ciò che trovo stucchevole e ipocrita èia manifestazione di quei politici che attaccano i vertici Rai per la censura dopo aver voluto, nominato e difeso per tre anni quegli stessi vertici Rai. Quando il solo Michele Anzaldi attaccava la propaganda del Tgl o i pagamenti con soldi pubblici a discussi opinionisti, tutti zitti. E se non fosse sufficientemente chiaro, lo dico meglio: Giuseppe Conte e i Cinque Stelle hanno voluto questi vertici e prodotto una lottizzazione selvaggia. E adesso fanno la morale sulla censura. A chi? A coloro che hanno nominato? Stanno prendendo le distanze da loro stessi». 

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