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La campagna vaccinale cresce a rilento. Le Regioni non centrano gli obiettivi: meno iniezioni del previsto

Dario Martini
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Da quando il generale Figliuolo ha preso le redini della campagna vaccinale c'è stata una netta accelerazione. Soprattutto nelle ultime settimane. Ma i "target" giornalieri assegnati alle Regioni dal commissario all'emergenza Covid spesso non vengono rispettati. Tradotto: le somministrazioni stanno aumentando ma non tanto quanto previsto. Un esempio? Nei sei giorni che vanno dal 23 al 28 aprile l'obiettivo era di inoculare 2.348.256 dosi. Invece, ne sono state iniettate 220mila circa in meno. Le "prestazioni" delle Regioni sono altalenanti. Ci sono dei giorni in cui addirittura vengono superate le soglie fissate da Figliuolo. accaduto venerdì scorso, quando le somministrazioni sono state 77mila in più. Mentre due giorni fa ci siamo fermati a 385mila, a fronte di un target di 455mila. C'è poi il problema delle domeniche. Il piano del commissario non prevede un rallentamento nel tradizionale giorno di riposo settimanale. Invece, è proprio ciò che accade regolarmente. Domenica scorsa sono state vaccinati 265mila italiani, quando sarebbero dovuti essere 380mila. Stessa cosa la domenica precedente, il 18 aprile: 240mila immunizzati a fronte dei 315mila previsti.

 

 

In genere il giorno della settimana in cui vengono effettuate più somministrazioni è il venerdì. Il 23 aprile è stato registrato il picco: 397mila dosi. Un dato superato dal risultato di ieri, che ha visto 497.993 inoculazioni. In base al piano di Figliuolo questa era la data clou in cui superare la soglia simbolica delle 500mila vaccinazioni. Obiettivo raggiunto, secondo il commissario, per il quale «i dati delle 16.30 mi danno una proiezione di una forbice tra le 480 e le 520mila dosi giornaliere. La macchina organizzativa è pronta - aggiunge - ora abbiamo anche la benzina. Quando sono arrivato eravamo sotto le 140mila dosi al giorno poi c'è stata una progressione. Nel prossimo futuro ci sono potenzialità di arrivare a 6-700mila». Attestarsi regolarmente su una media di mezzo milione di dosi quotidiane, significherebbe riuscire a raggiungere l'immunizzazione del 70% della popolazione ad agosto. Se, invece, fosse mantenuta la media dal 23 al 28 aprile, circa 360mila dosi al giorno, l'immunità di gregge arriverà a fine ottobre.

 

 

Come fa notare l'ufficio commissariale, il trend è in salita. Il 5 marzo i vaccini somministrati erano 5,2 milioni. La proiezione al 30 aprile è di 19,5. Se i ritardi iniziali della campagna erano da attribuire anche ad un'efficienza della macchina organizzativa, quando l'allora commissario Arcuri si concentrava soprattutto sulle Primule, oggi il cambio di passo sempre più legato alle dosi a disposizione. La percentuali delle dosi somministrate rispetto a quelle disponibili ormai si è attestato attorno al 90%. Difficile fare meglio, dal momento che non potranno mai essere il 100%, con il rischio poi di rimanere con i magazzini vuoti. Negli ultimi giorni sono arrivati due carichi importanti. Martedì scorso le 2,2 milioni di dosi Pfizer/Biontech. Ieri, le 2,5 milioni di altri sieri, di cui 2 milioni di Vaxzevria (AstraZeneca), oltre 270mila di Moderna e circa 160mila di Janssen (Johnson & Johnson). La campagna di vaccinazione è strettamente legata ai contagi. L'ultimo bollettino registra un calo dei decessi: 288 rispetto ai 344 del giorno prima. Prosegue anche la discesa dei ricoveri, con le terapie intensive che sono 71 in meno e scendono a 2.640.

 

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