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Vaccino, Pfizer e Moderna contro Johnson&Johnson. È guerra tra case farmaceutiche

Dario Martini
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Ormai è guerra aperta tra le case farmaceutiche. I continui cambi di indicazione sul vaccino AstraZeneca, e la recente sospensione per Johnson & Johnson, sta avvantaggiando le dirette rivali. Pochi giorni fa, infatti, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha detto chiaramente che in futuro è sua intenzione fare affidamento solo sui sieri che utilizzano il sistema dell'Rna messaggero, ovvero Pfizer e Moderna. Sono fortemente a rischio, quindi, i rinnovi dei contratti per AstraZeneca e J&J, che utilizzano un'altra tecnica per neutralizzare il virus: quella del vettore virale. Ecco così che la Johnson & Johnson cerca di uscire dall'angolo.

 

 

Secondo indiscrezioni riportate dal Wall Street Journal l'azienda americana avrebbe contattato le società rivali per proporre uno studio congiunto sul rischio di trombosi. In questo modo conta di dimostrare che i rari eventi letali che si sono registrati fino ad oggi sono comuni a tutti i tipi di vaccini. La risposta di Pfizer e Moderna sarebbe stata una secco «no», dal momento che avrebbero tutto da perderci e nulla da guadagnarci. Va ricordato che lo stop a Johnson & Johnson è avvenuto dopo i sei casi di trombosi su oltre 6,8 milioni di dosi somministrate. Secondo il Wall Street Journal, è a questo punto che l'azienda farmaceutica avrebbe tentato in ogni modo di mettere in piedi un'alleanza «informale» per comunicare all'opinione pubblica i rischi e benefici dei rispettivi vaccini. Solo AstraZeneca, l'unica società a condividere i problemi di J&J, avrebbe accettato offerta. I dirigenti di Pfizer e Moderna, anch'esse aziende statunitensi, non avrebbero nemmeno preso in considerazione la proposta, per il rischio concreto di farsi male con le proprie mani.

 

 

In Italia, a cercare di fare un po' di chiarezza c'ha provato l'Aifa nelll'ultimo rapporto sulla sorveglianza dei vaccini Covid. Ad essere presi in considerazione sono Moderna, Pfizer e AstraZeneca, perché quello di J&J è stato sospeso temporaneamente proprio mentre stava per essere immesso nel nostro Paese. L'Aifa spiega che dal 27 dicembre 2020 al 26 marzo 2021 sono morti 100 italiani dopo avere fatto il vaccino (dato statistico perché non è stata accertata alcuna relazione con l'iniezione). Ma la maggiore parte di loro (76) aveva avuto una o due dosi di Pfizer/BioNTech, mentre 12 hanno avuto un evento avverso letale dopo avere ricevuto Moderna e altri 12 dopo avere ricevuto AstraZeneca. Il tasso di segnalazione di letalità è stato quindi 1,1 ogni 100 mila dosi inoculate per Pfizer, di 2,8 ogni 100 mila dosi per Moderna (che stato usato assai meno) e di 0,7 ogni 100 mila dosi per AstraZeneca. Quindi, secondo i dati Aifa, proprio il vaccino più nel mirino delle autorità sanitarie di mezzo mondo ha la minore letalità fra tutti quelli usati. Sono state molto di più le segnalazioni di eventi avversi non gravi (dal male di testa alla febbre al dolore nel punto di iniezione), e spiega Aifa: «Al 26/03/2021 sono state inserite 46.237 segnalazioni su un totale di 9.068.349 dosi somministrate per tutti i vaccini, con un tasso di segnalazione di 510 ogni 100.000 dosi». Aifa getta anche acqua sul fuoco sulle trombosi da AstraZeneca, sostenendo che i casi sono stati riscontrati in genere in donne sotto i 55 anni, ma che questo non è molto importante, perché quel vaccino è stato usato con insegnanti e infermiere dove figurano soprattutto le donne sotto i 55 anni, quindi logico che un evento avverso riguardi proprio loro.

 

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