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Denise Pipitone, il racconto della guardia giurata: "Minacciato dai rom, volevano tagliarmi la testa"

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Il caso di Denise Pipitone continua a far parlare di sé nonostante sia svanita la pista russa, una speranza che ha tenuto tutti con il fiato sospeso a 17 anni dalla scomparsa della bambina da Mazara del Vallo. Piera Maggio, madre di Denise, ha chiesto a tutti di non dimenticare il suo dramma e per parlarne il programma Iceberg, in onda su TeleLombardia, ha intervistato Giacomo Frazzitta, legale della famiglia della piccola siciliana, ma soprattutto Felice Grieco. Il suo nome non dirà niente a molte persone, ma in realtà Grieco è la persona che potrebbe aver visto per l’ultima volta il viso di Denise Pipitone. Dopo un mese dalla sparizione, a Milano, Grieco era in servizio come guardia giurata e si accorge di una bambina che assomiglia a Denise Pipitone. Notata la somiglianza gira un video, diffuso poi da Chi l’ha visto?, trasmissione di Federica Sciarelli: si vede questa bambina, molto simile a Denise, mentre è in compagnia di una rom che addirittura la chiama "Danas".

 

 

"In quel video - spiega Frazzitta, avvocato di Piera Maggio - ci abbiamo creduto un po’ tutti, sin da subito avevamo avuto l’idea che Denise non fosse stata soppressa, non ci sono mai stati indizi in tal senso. La pista nomade? Denise data in mano a un gruppo di rom poteva essere un modo per occultarla, nasconderla, per farle fare una vita diversa e farla allontanare - l’amara conclusione - definitivamente dalla mamma. Alle 13.30 del giorno della scomparsa ci sono contatti con nomadi dell’est europeo con soggetti vicini alla storia, per cui che ci possa essere stato un contatto, ma parliamo di ipotesi, ci dà l’idea che potrebbe esserci stato un coinvolgimento”. 

 

 

Grieco a TeleLombardia ha raccontato di aver ricevuto parecchi rimproveri per aver girato quel famoso video. A prenderlo di mira anche alcuni suoi colleghi che lo invitavano "ad attenersi solo ed esclusivamente al nostro lavoro". L’allora ispettore di polizia sul caso, Celeste Bruno, ha invece fornito un’altra versione asserendo: "Non vi fu alcuna restrizione" ma "fu necessario un filtro ad essere più attenti a cosa segnalavano". Grieco però ha raccontato cosa accadde a stretto giro di posta dopo la diffusione del filmato: "Il 19 consegnai il CD con i filmati, vennero sul posto. Poi basta… Mesi dopo si è tornati a parlare. Mi fu sequestrato cellulare, pc, ebbi un mandato di perquisizione in casa, forse pensavano nascondessi qualcosa".A Grieco spettò poi il compito di identificare nei campi rom alcune persone sospette e ora ha svelato un retroscena agghiacciante: “Davanti ai carabinieri sono stato minacciato da alcuni rom, mi dissero che mi avrebbero tagliato la testa”. Misteri, dubbi e ancora tanta speranza, l’attenzione sul caso di Denise Pipitone non è svanita e c’è l’occhio vigile di diverse persone.

 

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