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Ci risiamo, doccia fredda sul vaccino Johnson & Johnson: non assicura le 55 milioni dosi per l'Ue

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Ci risiamo. Anche l’azienda farmaceutica che fa capo a Johnson & Johnson ha annunciato "difficoltà" a rispettare le consegne in Europa nel secondo trimestre a causa di "problemi nella catena di approvvigionamento". Lo riferiscono fonti dell’Ue citate da Reuters. L’obiettivo è fornire 55 milioni di dosi ai Ventisette Paesi dell'Unione nel secondo trimestre dell'anno ma "sarà difficile da centrare". Il vaccino J&J è molto atteso anche perché risolverebbe molti problemi logistici e di tempi, dal momento che viene somministrato in una singola dose a differenza dei sieri Pfizer, Moderna e AstraZeneca in due dosi. 

 

Il vaccino di Janssen (gruppo Johnson & Johnson), che l’Ema dovrebbe autorizzare dopodomani nell’Ue, è considerato un potenziale ’game changer’, perché è monodose e per di più può essere conservato senza problemi in un normale frigorifero, cosa che lo rende adatto anche all’uso negli studi dei medici di famiglia.Ma ora arriva la doccia fredda sui tempi di consegna previsti. I timori di Bruxelles, nati anche perché J&J è stata finanziata dagli Usa come riporta LaPresse, come molte grandi case farmaceutiche per sviluppare il vaccino, appaiono ora fondati. 

 

Intanto  AstraZeneca è sempre più nel mirino della Ue. Le consegne di vaccini anti Covid da parte della multinazionale anglosvedese continuano a procedere molto lentamente e, per di più, l’azienda non sembra aver recepito il messaggio inviatole con il divieto di esportare 250mila dosi di vaccino AstraZeneca in Australia, divieto chiesto dall’Italia di Mario Draghi e imposto dalla Commissione Europea di Ursula von der Leyen. A quanto si apprende a Bruxelles, AstraZeneca terrebbe in magazzino nell’Ue una quantità non piccola di vaccini, perché riterrebbe che il meccanismo di blocco delle esportazioni sia destinato a non essere più utilizzato. Penserebbe quindi di potere esportare le dosi stoccate una volta che il meccanismo, che è temporaneo, terminerà. È anche per questo che la Commissione probabilmente lo prorogherà. Ai piani alti dell’Ue questa viene considerata l’ennesima conferma che la multinazionale anglosvedese, che ha firmato un contratto che non sta onorando, non è un partner affidabile. "È chiaro che finché AstraZeneca non rispetterà i contratti" siglati con l’Ue per la fornitura di vaccini contro la Covid-19, ha detto il capogruppo del Ppe Manfred Weber, "dovremo avere una valutazione molto attenta di ogni singola richiesta di esportazione di vaccini da parte di AstraZeneca dall’Ue".

 

La Commissione ha ricevuto richieste da parte di altri Stati di vietare l’esportazione di vaccini AstraZeneca, oltre che dall’Italia. È probabile che l’esempio italiano faccia scuola, visto che le consegne di AstraZeneca nell’Ue proseguono con il contagocce: "Sostengo totalmente - ha detto Weber - l’approccio adottato da Mario Draghi, la settimana scorsa, di bloccare l’esportazione di vaccini anti-Covid verso l’Australia. Per i nostri amici australiani non è stato positivo, ma non hanno gente che muore di Covid". Inoltre, ha ricordato Weber, in Australia attualmente si registrano "pochi casi" di contagio da Sars-CoV-2. "Per questo - spiega - la mossa è stata positiva. È questo che chiediamo alla Commissione e il caso italiano è un esempio positivo. Con quelli che rispettano i contratti, come Pfizer, non abbiamo problemi, ma con AstraZeneca dobbiamo essere molto chiari. Siamo pronti per avere una partnership, ma non siamo ingenui".

 

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