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Vaccino, Garattini accusa: sapevamo da marzo ma l'Italia non ha fatto niente. La bomba dei centri per la produzione

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Molti Paesi si sono messi al lavoro a marzo dell'anno scorso, quando le prime ricerche su un possibile vaccino contro il nuovo coronavirus erano appena cominciate. In Italia invece si è perso tempo e ora paghiamo le conseguenze. detto Silvio Garattini, farmacologo di fama mondiale e presidente dell’Istituto Mario Negri, ospite di Timeline su Sky TG24 ha passato in rassegna le criticità legate alla pandemia di Covid 19 puntando il dito contro le responsabilità della gestione dell'emergenza affidata dal governo al super-commissario Domenico Arcuri, di cui molti ora chiedono l'allontanamento al premier Mario Draghi. 

 

 

 “Il Governo sia chiaro e faccia capire alla gente che se non si osservano le regole avremo un altro lockdown. Dobbiamo rendere tutti partecipi di questo problema, o si sta attenti o si chiude di nuovo”, ha detto lo scienziato che ha spiegato: “Esiste molta diffusione di questo virus, la cosa più importante che dobbiamo fare e che la popolazione in generale non sta facendo e prendere le precauzioni con la mascherina, mantenere la distanza. Se non si fa questo continueremo ad avere problemi dovremo di nuovo chiudere tutto perché sarà così diffuso che non basterà chiudere solo alcuni paesi o luoghi”.

 

“Il pasticcio lo ha fatto AstraZeneca, perché ha detto in prima istanza che il vaccino era attivo per il 60%”, ha ricordato Silvio Garattini commentando i ritardi del piano vaccinale nazionale. “Dopo  - ha ricordato il farmacologo - ci sono stati altri dati che hanno confermato la sua efficacia. Il ritardo esiste perché nel piano di vaccinazione del 2020 i primi 40 milioni di dosi dovevano arrivare nei primi due trimestri. Oggi se arriveranno, ma  già annunciato dei ritardi, arriveranno il secondo e il terzo trimestre. Questa è quindi una situazione che non ci permette di fare tutto quello che vorremmo fare”.

Garattini ha escluso la possibilità di poter scegliere quale vaccino fare, mentre sulla somministrazione di una sola dose ha affermato: “E’ sempre meglio fare qualcosa che niente”. E ritiene che l’Italia si stia “riducendo ad una situazione che è molto diversa da tutti gli altri Paesi. In Israele hanno vaccinato quasi il 90%, in Serbia il 12%, in Inghilterra il 20%. Dobbiamo ammettere come ha fatto la presidente dell’Ue Von der Leyen, che abbiamo fatto degli errori. Siamo in grave ritardo rispetto a quello che avremmo potuto fare se avessimo prenotato in tempo le dosi necessari. Gli altri le dosi le hanno e noi, questo è il vero problema”.

 


“Il problema è sempre non averci pensato prima. Sapevamo fin da marzo che ci sarebbe stata in ballo la scoperta e la produzione dei vaccini però non abbiamo fatto niente. Come invece hanno fatto altri paesi che hanno attivato dei loro centri per la produzione”. Garattini ha ricordato che “in Germania ne hanno attivati due, in Francia hanno attivato il centro della Sanofi Pasteur per ospitare Pfizer e produrne di più. Noi non l’abbiamo fatto, né abbiamo pensato ad una strategia europea di produzione, e adesso ci troviamo in difficoltà. Secondo me dobbiamo però fare lo sforzo di migliorare le strutture che già esistono o di farne di nuove perché – non ci dobbiamo illudere – questo problema lo avremo per parecchio tempo. Quello dei vaccini è un problema molto importante per il quale anche noi dobbiamo cercare di essere autonomi. Se, come accadrà, non riusciremo nei prossimi anni a vaccinare Paesi a basso reddito, avremo varianti che circolano e che possono non essere sensibili ad un determinato vaccino, come AstraZeneca non attivo sulla variante sudafricana. Ci dobbiamo preparare il più velocemente possibile. Di fronte a una tragedia del genere –  ha concluso Garattini - c’è la possibilità di una licenza obbligatoria, usare il brevetto di altri non sarebbe la fine del mondo, ma una cosa dovuta".
 

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