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L'Aria che tira, il farmacologo Garattini randella il governo Conte: sulle varianti abbiamo predicato invano

Giada Oricchio
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A “L’Aria che tira”, il programma sull’attualità condotto da Myrta Merlino su LA7, venerdì 12 febbraio, il farmacologo Silvio Garattini ha lanciato l’allarme sulle varianti del Covid-19 e sulla necessità di fare presto e di guardare il futuro: “Abbiamo le armi per il timore di una guerra, dobbiamo avere le stesse difese per la salute”.

 

Silvio Garattini, 92 anni, fondatore dell’Istituto farmacologico “Filippo Negri” è un fiume inarrestabile sulla gestione mediocre della pandemia da Coronavirus: “Da mesi stiamo predicando la fretta perché finché il virus circola, le varianti si moltiplicano e alcune di queste possono non essere più sensibili al vaccino, ad esempio quella sudafricana non è attiva al vaccino AstraZeneca e infatti in Sudafrica lo hanno sospeso. Al contrario per la variante inglese il vaccino è attivo però non abbiamo dati definitivi sulla letalità. Bisogna vaccinarsi e siamo indietro. Spiego quanto siamo in difficoltà con un esempio: se prendiamo 100 residenti, in Europa sono state fatte 3,5 dosi, in Inghilterra 18 dosi, negli Usa 12 dosi, in Israele 57 dosi. La stessa UE ha dichiarato che sono stati fatti degli errori, siamo in ritardo e dobbiamo accelerare”.

 

Senza mezzi termini anche su cosa può fare l’Italia per arginare il virus: “Deve fare di tutto, ci vuole un’analisi di valutazione clinica della fase 3 sui 60 vaccini in corso, bisogna prenotarli e comprarli prima dell’autorizzazione dell’Ente altrimenti poi non li abbiamo. E dobbiamo sfruttare in tutti i modi i vaccini che sono disponibili, Lo Sputnik è in corso di valutazione, non aspettiamo l’ultimo momento per prenotarci, altrimenti gli altri arrivano di nuovo prima. E poi dobbiamo guardare al futuro: stabilire qui in Italia o in Europa uno o più stabilimenti per la produzione di vaccini perché finché il virus circola, cambia. Significa che questi vaccini non bastano, in futuro ci sarà bisogno di altri. Se poi non li utilizzeremo tanto meglio. Per intenderci: quante armi, apparati e corpi militari abbiamo in servizio perché abbiamo paura di un’aggressione e dobbiamo essere in grado di difenderci? Ecco per la salute dovremmo fare la stessa cosa anche perché le infezioni sono un problema destinato a aumentare nei prossimi anni e molte sono resistenti agli antibiotici. In Italia 10.000 persone all’anno muoiono per infezione perché gli antibiotici non sono efficaci. Per questo dico che dobbiamo avere un apparato pronto, se poi non si usa meglio”.

 

L’illustre farmacologo è durissimo sulla gestione della situazione da parte del governo uscente: “Il nuovo governo non deve seguire gli esempi precedenti dove eravamo sempre in ritardo e deve avere la visione del futuro che ora ci manca. Non conosciamo il futuro ma dobbiamo prevederlo, immaginarlo. E servono certamente misure più stringenti, altrimenti non ne usciamo, la contagiosità sta aumentando e noi abbiamo bisogno che discenda ,sono ancora troppi i morti al giorno, non ci sono controlli, c’è troppa gente che in giro, nessuno pensa che l’assembramento crea contagio”.

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