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Fedez brinda. Il pm: accuse infondate e critiche legittime. Ecco la replica del Codacons

Giada Oricchio
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"Archiviazione per manifesta infondatezza della notizia di reato". Con queste parole il pm Francesca Gentilini ha disposto l'archiviazione della querela per diffamazione del Codacons contro Fedez, marito di Chiara Ferragni.

Il sito del Corriere della Sera anticipa la notizia della sconfitta dell'associazione consumatori, che potrà fare ricorso contro l'archiviazione, rivelando che il pm è voluto scendere nei dettagli della vicenda: "querela confusa e critiche di Fedez tutt'altro che peregrine".

 

Durante il primo lockdown, il Codacons sostenne che in attesa di "far chiarezza" andavano bloccate le raccolte fondi private per la lotta al Covid-19, tra cui quella dei "Ferragnez" per i posti letti in Terapia Intensiva al San Raffaele di Milano (iniziativa per la quale ieri sono stati insigniti dell’Ambrogino d’oro, massima onoreficenza di Milano, nda). Ne scaturì un botta e risposta con Fedez che sollevò invece la questione di un banner sul sito del Codacons da cui si evinceva che l'associazione esortava a donare per eventuali iniziative. Ebbene, il pm Gentilini ritiene la querela "inammissibile" per questioni procedurali e propone l'archiviazione perché Fedez ha espresso "diritto di critica", ma va oltre smontando il contenuto dell'esposto.

 

Il pm milanese spiega che la sede siciliana del Codacons, da cui è partito l'esposto, "in modo assai confuso, contorto e per certi aspetti non aderente agli stessi fatti allegati o dedotti, ritiene di essere stato offeso" dalle dichiarazioni di Fedez in un video Instagram del 27 marzo scorso. Secondo il Codacons, Fedez aveva estrapolato una "frase di suo interesse" omettendo che lo scopo dell'associazione era garantire certezza e trasparenza verso chi donava e fermare le collette truffaldine. Ma il pm Gentilini, ritiene che Fedez non abbia estrapolato alcunché e che nella memoria difensiva abbia fornito una "giustificabile, pertinente e continente risposta all’iniziativa del Codacons, che era finalizzata a paralizzare proprio la raccolta dei Ferragnez". Il pm Gentilini scrive di "vicenda ancora più confusa e informazioni non corrette" per il video in cui il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, accusa la coppia di aver fatto "derubare i cittadini di 200-400 mila che dovranno restituire". Non risulta, infatti, che la coppia abbia restituito qualcosa. Infine il pm Gentilini, sostiene che "sono tutt'altro che peregrine" le critiche di Fedez per la colletta anti Covid-19 del Codacons, che stava ingannando i consumatori visto che i soldi finivano nelle casse dell’associazione e non a una struttura poiché sul punto erano in corso indagini della Polizia ed era stata presentata un’interrogazione parlamentare che indusse il Codacons a modificare la propria iniziativa. 

 

 

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Dopo la pubblicazione dell 'articolo sul Corriere online il Codacons ha diramato una lunga nota sulla vicenda, che riportiamo.

Oggi il Corriere della sera, passando a tutta pagina la velina degli avvocati di Fedez, ha fatto uno scoop “flop” di grave disinformazione che se il cronista - come prevede il codice deontologico dei giornalisti - avesse sentito anche l’altra campana, avrebbe potuto evitare.

E sul caso Fedez oggi il Codacons, che presenta formale opposizione alla richiesta della Procura di Milano di archiviare la querela mossa dall’associazione nei confronti del rapper, rivela come stanno realmente i fatti. 

Il provvedimento della Pm Gentilini fa seguito ad una analoga richiesta di archiviazione da parte della Procura di Milano su identica querela che risale all’estate scorsa, e finita al centro di un caso giudiziario su cui dovrà ora pronunciarsi il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede – spiega l’associazione – Il precedente provvedimento con cui il Pm di Milano (Dott. Nicola Rossato) respinse le richieste del Codacons di mandare a giudizio il rapper per diffamazione e istigazione alla violenza (migliaia di follower scrissero post sotto i filmati di Fedez augurando al Codacons morte, torture e Covid!) era stato scritto da una fan di Fedez e Chiara Ferragni.

Come risulta dagli atti, il provvedimento di archiviazione della querela dell’associazione fu infatti redatto per conto del pubblico ministero da una tirocinante del Tribunale penale di Milano (dottoressa Diandra Mangàno) la quale, attraverso i suoi profili social, risultava essere follower e fan non solo del querelato Fedez, ma anche della consorte signora Chiara Ferragni.

Una situazione di evidente incompatibilità e conflitto di interessi che avrebbe dovuto spingere la dott.ssa Mangàno ad astenersi dal compito, e che è finita ora al vaglio del Ministro della Giustizia, attraverso due interrogazioni parlamentari in cui si richiede un intervento urgente per garantire il sistema giudiziario e il principio di imparzialità, che sembra decisamente violato nel caso della querelle Fedez/Codacons.

Con la nuova decisione della Procura di Milano, il Pm Gentilini sembra anche pericolosamente autorizzare chiunque a offendere e insultare, ritenendo che l’espressione usata da Fedez “potete andare a fare in culo” “esclude la carica offensiva delle espressioni quali quelle usate dall’indagato” perché “i soggetti interagiscono in posizione di parità” SIC!! Parità decisamente inesistente dal momento che Fedez su Instagram conta ben 11,3 milioni di follower!! E non ha il diritto di critica (sulla base del quale il Pm Gentilini ha ritenuto di assolvere il rapper) che spetta solo quando non se ne abusa con gratuite aggressioni come accaduto nel caso di specie.

Contro la richiesta errata del Pm di Milano l’associazione propone ora opposizione dinanzi al Gip cui spetta l’ultima parola. Tutto ciò mentre il rapper dovrà comparire il prossimo 1 febbraio dinanzi al Tribunale civile di Roma per rispondere della richiesta di danni nei suoi confronti presentata dal Codacons. 

Sul proprio sito il Codacons pubblica oggi i 2 provvedimenti integrali della Procura  di Milano e la querela su cui dovrà pronunciarsi il Gip, contenente le offese violente dei seguaci di Fedez aizzati dal rapper, a seguito delle quali Google ha dovuto  cancellare  i post violenti per violazione delle regole di correttezza sui social, nonché le interrogazioni parlamentari presentate sul caso al Ministro della Giustizia.

 

 

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