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Il Vaticano lucrava sul fallimento delle aziende. Al setaccio la finanza di Becciu

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La finanza vaticana scommetteva sulla morte delle aziende in crisi. Un "gioco d'azzardo" molto poco etico, quello al centro della nuova puntata de l'Espresso sui fondi della Segreteria di Stato negli anni in cui era guidata dall'allora Sostituto, il cardinale Angelo Becciu, poi allontanato da Papa Francesco. Tra i movimenti emersi nei rendiconti, riporta Repubblica, emergono infatti "investimenti in credit default swap , in compagnie petrolifere di dubbia fama, passaggi in banche maltesi e svizzere indagate per corruzione, finanza speculativa con base in paradisi fiscali". Non solo. I derivati che scommettevano sull'affidabilità del colosso dell'autonoleggio Hertz, poi fallito. Ma anche sulle obbligazioni della Tullow Oil, compagnia petrolifera irlandese accusata di corruzione e di aver provocato un disastro ambientale in Uganda.

 

Tra le ipotesi gli inquirenti al lavoro nell'inchiesta aperta in Svizzera i soldi movimentati dal finanziere Enrico Crasso per la Segreteria di Stato di Becciu sarebbero passati attraverso paradisi fiscali e banche accusate di corruzione. "Le carte consultate dall'Espresso raccontano poi come Crasso, attraverso il Fondo Centurion, abbia amministrato i tesori della Segreteria di Stato dividendoli in fondi di investimento offshore e in obbligazioni di società con sede in paradisi fiscali. In particolare, attraverso un'altra scatola, la gestione del denaro era in mano alla società Gamma capital, che ha depositato tutti i fondi del Centurion in una piccola banca svizzera, la Zarattini, e nella Sparkasse di Malta - scrive Repubblica - istituti accomunati dall'essere al centro di indagine da parte degli inquirenti Usa per le tangenti che hanno coinvolto funzionari del governo del Venezuela e i vertici della statale Petròleos de Venezuela". 

 

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