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Tra novembre e gennaio 110 polmoniti sospette ad Alzano: aperta inchiesta

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Tra novembre e gennaio ci sono state 110 polmoniti «sospette» all’ospedale di Alzano Lombardo, finito ora al centro dell’inchiesta della Procura di Bergamo, che indaga sulla gestione del pronto soccorso durante l’emergenza Coronavirus. A riferirlo è "L’Eco di Bergamo" riportando i dati resi pubblici dall’Ats Bergamo e Asst Bergamo Est su richiesta del consigliere regionale di Azione, Niccolò Carretta. Stando ai dati, le polmoniti sono state 18 a novembre, per poi passare alle 40 di dicembre e altre 52 a gennaio. Dal confronto tra i ricoveri del 2019 e quelli del 2018 emerge inoltre che sono state «196 le polmoniti non riconosciute nel 2018, 256 tra gennaio e dicembre 2019». Il 30% in più.

Su questi dati sta investigando la procura di Bergamo «sia per indagare sulle procedure messe in atto all’ospedale di Alzano Lombardo nei giorni roventi dell’emergenza, sia per ricostruire se e come sono sfuggiti questi casi sospetti». I magistrati bergamaschi, come già reso noto, hanno acquisito le circolari emanate dal ministero con i criteri scelti per procedere con il tampone e quindi individuare i casi di coronavirus. Nelle linee guida del 22 gennaio si raccomandava di considerare un caso sospetto anche «una persona che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio, anche se è stata identificata un’altra eziologia che spiega pienamente la situazione clinica».

Nella circolare del 27 gennaio invece, ricorda il giornale, i casi sospetti, oltre ai sintomi devono anche avere «una storia di viaggi nella città di Wuhan (e nella provincia di Hubei), Cina, nei 14 giorni precedenti l’insorgenza della sintomatologia» oppure aver «visitato o ha lavorato in un mercato di animali vivi a Wuhan e/o nella provincia di Hubei, Cina».

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