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Antonia Dell'Atte: "Che vergogna speculare sulle mascherine"

 Antonia Dell'Atte e Giorgio Armani

Giovanni Terzi
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«Forte e sensuale come la Loren, la Ardan e la Cardinale» così Giorgio Armani raccontava nel 1996 Antonia Dell’Atte, sua musa ispiratrice già dagli anni Ottanta scelta come simbolo del nuovo millennio dallo stilista italiano «era particolarissima già nel 1984 con un viso stupendo, i capelli tagliati a uomo è l’atteggiamento di una che vuole riprendersi una rivincita sulla vita. Eppure Antonia era ed è ancora oggi estremamente femminile è disarmata, quasi sprovveduta». Con queste poche parole Armani ha dipinto la personalità di Antonia Dell’Atte, fatta di coraggio e determinazione ma di grandissima femminilità.
Antonia dove ha trascorso il periodo di quarantena?
«Nella mia casa di Barcellona. Eravamo in tre: oltre a me una mia amica brindisina e Filippo. Io ero la coordinatrice e mi sono impegnata a cucinare e pulire; ognuno di noi aveva un compito preciso».

 

 

 

Come ha reagito la Spagna alla pandemia?
«In ritardo rispetto all’Italia ma con grande dignità e senso del dovere. Il presidente Conte ha "chiuso" prima ed io mi sono chiesta perché non l’ha fatto anche la Spagna. Qui ci fu una manifestazione con milioni di persone in piazza l’8 marzo ed io rimasi allibita è spaventata. In Italia eravate già in total lockdown».

C’è qualcosa che le ha dato fastidio in questo periodo di pandemia globale?
«Lo sciacallaggio sulle mascherine. Le faccio un esempio: a fine febbraio ero a Milano per la moda e vado a cena con amici. Già si era in preallarme con i contagiati a Codogno...

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