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Dramma Bankitalia, dal primo luglio si rientra al lavoro. Dipendenti in rivolta

Filippo Caleri
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Il primo luglio. È il giorno che potrebbe vedere il ritorno di impiegati e dirigenti nelle sedi e negli uffici della Banca d’Italia. Il condizionale è ovviamente d’obbligo ma la data deriva da una nota che il direttore generale di Palazzo Koch, Daniele Franco, ha inviato al personale per «l’aggiornamento sulle modalità di lavoro» nella Fase due. Un avviso con il quale l’ex Ragioniere generale dello Stato ha indicato il 30 giugno come data entro la quale «non si ravvisa la necessità di variare l’assetto attuale». Dunque fino alla fine del prossimo mese non cambia nulla, ma se la situazione dei contagi continuasse a scendere e non ci fossero le condizioni per un altro lockdown, allora l’implicazione che discende (e che circola tra dipendenti in maggioranza rimasti a casa nella modalità di lavoro agile) è che dal primo luglio potrebbe iniziare un graduale e progressivo rientro dei dipendenti nelle sedi fisiche della Banca. 

La nota di Franco non fissa nessun obbligo e nessuna disposizione per il ritorno ma il fatto che la fine dell’emergenza a Via Nazionale sia stata fissata un mese prima di quella che è prevista dal decreto legge del 31 gennaio scorso, firmato da Conte, ha messo in agitazione una parte delle sigle sindacali strette tra l’esigenza di tutelare quella parte dei lavoratori che preferiscono restare ancora a casa, e quella di preparare il terreno per coloro che invece scalpitano per tornare alle normali attività alla propria scrivania. «Agli uni e agli altri vanno assicurate garanzie e certezze. Dobbiamo introdurre, per chi lavora in remoto, diritti che oggi non ci sono o sono deficitari, e dobbiamo garantire massima sicurezza per chi lavora in presenza, sicurezza che i protocolli varati in via unilaterale dall’Amministrazione non assicurano» spiega una nota di un sindacato interno...

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