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I commercianti al verde Protestano e li multano

una decina arrivati dal Lazio

franco bechis
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Volevano andare dai politici per esporre le proprie ragioni, non li ha ricevuti nessuno e a ognuno 400 euro di sanzione. Non è andata benissimo a un gruppo di commercianti, titolari di botteghe, bar e ristoranti che speranzosi nel ritorno alla libertà del 4 maggio si sono dati appuntamento a Roma cercando di essere ricevuti da qualcuno a palazzo Chigi o alla Camera dei deputati. Quelli che hanno tenuto duro sono stati circa una decina, ma nessuno se li è filati. Salvo il muro impressionante di poliziotti e carabinieri schierato in via del Corso temendo che qualche forza politica cavalcasse la protesta (si pensava a Forza Nuova). C'erano solo loro invece, e più che arrabbiati erano supplici: avrebberro bisogno di un aiuto che fin qui non è arrivato nelle loro tasche. C'è chi ricorda di avere versato contributi per la cassa integrazione e il proprio tfr allo Stato, e se non si sono altri soldi vorrebbe indietro almeno quelli. Tutti dicono all'unisono di non avere alcuna possibilità di riaprire perché non incasserebbero abbastanza da tenersi in piedi, ma sostengono di avere bisogno di non pagare almeno l'affitto dei locali, perché così possono attendere e poi riaprire con le vecchie regole di sempre. Non hanno ottenuto ascolto, ma ognuno di loro è stato multato dalle forze dell'ordine per 400 euro circa. E questo francamente sembra una ingiustizia: c'era più assembramento fra le forze dell'ordine schierate che per questo gruppetto di commercianti nei guai. Chiedono aiuto e lo Stato riscuote. Onestamente spero che il prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, stracci quelle multe e non dia anche questa pena ai poveretti.

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