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Le banche possono festeggiare Tutti a casa gli ispettori Bankitalia

Anche il Governatore centrale mascherinato

I sindacati fanno barricate contro il ritorno al lavoro a maggio, così non si vigilerà sulle furberie degli istituti controllati

fosca bincher
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Banca di Italia non ripartirà a maggio. Non che fosse chiuso l'istituto centrale di via Nazionale guidato da Ignazio Visco, perché da marzo è attivo il lavoro agile e buona parte di quel mestiere è possibile farlo a casa a distanza. E così continuerà sicuramente nelle prossime settimane, lasciando a casa quindi gli ispettori della vigilanza che dovrebbero fare blitz nelle sedi degli istituti bancari pizzicandone la cattiva gestione (non che ne abbiano scoperte tante in questi anni, ma...). Se ne è reso conto il vertice della banca centrale incontrando i sindacati il 22 aprile in videoconferenza per discutere “degli aggiornamenti sulla gestione dell’emergenza coronavirus”. Iniziavano a circolare le prime ipotesi avanzate dalla task force guidata da Vittorio Colao sulle condizioni di riapertura dal prossimo 4 maggio. Ad oggi- è emerso nell'incontro- lavora da casa il 90% del personale e addirittura il 95% di quello impiegato a palazzo Koch. L'unica filiale periferica che resterà del tutto chiusa è quella di Bergamo, mentre a chi lavora fisicamente in azienda (9 a Padova, 5 a Brescia e 13 a Piacenza) viene misurata la febbre all'ingresso dove vengono fornite protezioni individuali (gli ambienti vengono invece sanificati settimanalmente). Secondo quanto riferito in un resoconto ai suoi iscritti dalla Falbi se qualche dirigente ha iniziato a parlare di ripartenza, i sindacati lo hanno subito zittito: “si tratta di una ipotesi velleitaria, irreponsabile e in ogni caso prematura (…) Il contesto generale appare ancora caratterizzato da gravità; non esistono al momento riferimenti e prospettive mediche di salvaguardia della salute, se non quelle derivanti dal distanziamento sociale e inoltre regna la massima incertezza circa le ipotesi di ricaduta e di ritorno di picchi di infezioni, previsti come possibili”. Un altro sindacato- il Sibc- ha protestato perché nella filiale di Arezzo sono risultati positivi al virus due carabinieri e l'informazione è stata data dall'Arma invece che dalla Banca di Italia ai suoi dipendenti. Un ulteriore sindacato, il Dasbi, sostiene che la banca centrale ha assicurato nella riunione che “così come ci si è mossi con prudenza nei primi giorni favorendo il più ampio ricorso al delocalizzato, allo stesso modo si adotterà la massima cautela nel considerare le evoluzioni normative e scientifiche dei prossimi tempi. È verosimile che per un periodo di molte settimane non sarà possibile introdurre variazioni significative rispetto all’attuale assetto. Qualsiasi azione o piano sarà preceduto da riflessioni metodologiche per individuare i criteri generali d’intervento. La definizione dei criteri sarà discussa con i sindacati. Più in generale non ci saranno cambiamenti senza che il sindacato sia coinvolto”. Ma lo stesso sindacato si chiede: “ Cosa può fare per il Paese la Banca d’Italia come istituzione in questa fase? Innanzitutto esibire un grado elevato di responsabilità sociale a partire dal non assumere decisioni gestionali che possano contribuire ad aumentare la congestione, soprattutto nell’area metropolitana di Roma, o che determinino l’assunzione di rischi inutili a fronte di benefici scarsi o inesistenti (come quelli che deriverebbero dallo svolgere in ufficio attività che si è dimostrato di poter svolgere efficacemente in delocalizzato)”. E si è chiesto alla amministrazione di via Nazionale di “far cessare i sondaggi che varie direzioni stanno conducendo in questi giorni per individuare “volontari” disposti a riprendere quanto prima l’attività in ufficio. È bene infatti che queste scelte maturino in maniera trasparente, in una cornice di regole generali e di adeguate tutele”. Il prossimo incontro per capire cosa accadrà è stato fissato il 6 maggio, più che altro per capire le nuove direttive del governo sulla parziale riapertura. Ma c'è un motivo per cui i dipendenti non hanno alcuna intenzione di ripresentarsi in ufficio: il vertice della banca ha concesso a tutti 100 euro mensili di stipendio in più per pagare il disagio di lavorare da casa. E loro a quel disagio tengono particolarmente. A festeggiare a parte i dipendenti, ci sono anche molti istituti di credito controllati: finchè gli ispettori della vigilanza della Banca di Italia lavoreranno da casa, nessuno rischierà multe e schiaffoni perché da remoto quel controllo proprio è difficile farlo...

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