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Nuove verità. «Riaprite il caso Musci»

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L'avvocato Riccardi presenta istanza di revisione: troppi dubbi

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«Riaprite il processo sull'omicidio di Marco Musci e si capirà anche l'assassinio di Roberto, suo fratello maggiore». Stavolta è nero su bianco. Carmela Vampo, madre delle due vittima uccise rispettivamente il 25 maggio 2009 al Trullo e il 23 gennaio scorso a Casalotti, ha presentato denuncia-querela in Procura per chiedere la revisione del procedimento penale per la morte violenta di Marco Musci, 27 anni, aperto e chiuso con la condanna a 20 anni di carcere di Giorgio Stassi, titolare di un forno nella zona del Trullo. Secondo i giudici dei tre gradi di giudizio, il fatto violento fu un gesto d'impeto commesso dal condannato contrario alle attenzioni che Musci aveva nei confronti di sua figlia, all'epoca diciannovenne. Un delitto d'onore. Una storiella d'altri tempi. Questa versione non è mai stata accettata da Carmela Vampo, convinta che dietro il fattaccio ci sia un regolamento di conti nell'ambito dello spaccio di droga, stesso movente che avrebbe causato la morte di Roberto Musci nel gennaio scorso. Non ha mai convinto il legale Maurizio Riccardi, avvocato che difendeva il fratello maggiore quand'era imputato per alcune rapine e che ora assiste la madre. E, soprattutto, i sospetti sono saltati fuori pure durante le udienze per l'omicidio di Marco Musci. Il pm aveva sostenuto «che si doveva rivalutare la sussistenza della premeditazione» e imboccare la strada dell'omicidio volontario. E ora, quali sono le novità? La chiamata ricevuta da Marco Musci mezz'ora prima di morire, il movente del delitto, il collegamento con l'omicidio di Roberto Musci e le voci che sono circolate prima del fatto di sangue, riferite da alcuni testimoni. «L'utenza da cui proveniva la chiamata - scrive la Vampo - è risultata intestata a Massimiliano Leoni», guarda caso «indagato assieme a Giancarlo Orsini per l'omicidio di Roberto Musci». Il movente di Stassi non sarebbe il delitto d'impeto ma «contrasti dovuti a motivi illeciti, verosimilmente appartenenti ad affari di droga - sostiene la donna - nonché al predominio della zona, tanto che l'uccisione del povero Marco era già stata deliberata dallo Stassi e dagli ambienti malvitosi ai quali lo stesso apparteneva». In più vi sono le dichiarazioni di chi quel giorno vide «Stassi avvicinarsi tre-quattro volte a un gruppo di ragazzi che bisbigliavano tra loro: "Ho capito è meglio che me ne vado...", facendo capire doveva succedere qualcosa di pericoloso». Da qui si arriverebbe all'eliminazione di Roberto Musci. «Negli ambienti frequentati dallo stesso Stassi - conclude la Vampo - qualcuno ha intuito la volontà di Roberto di vendicare l'omicidio del fratello». Sembra che la parola fine debba ancora essere scritta.

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