
Jannik Sinner, un anno da numero uno: gli slam, il caso doping, la sfida con Alcaraz

Superfluo dire che Jannik Sinner avrebbe preferito festeggiarlo in altro modo il primo anniversario da numero uno del mondo. Magari trascorrendo una notte d’amore con la coppa del Roland Garros, in stile Lewandowski post finale di Champions 2020. Ci sarebbe da scommettere che il tre volte campione slam, assetato di vittorie com’è, quel piatto d’argento del secondo posto ricevuto alla premiazione l’abbia prima guardato con orgoglio e poi riposto velocemente nel cassetto dei ricordi dolorosi. Un sogno – quello del primo Major su terra - che Jannik ha accarezzato, cullato. Per poi vederlo sgretolarsi, con gli occhi persi nel vuoto, come un pugno di sabbia al vento al culmine di una battaglia di 5 ore e mezza. Sul Philippe Chatrier di Parigi Carlos Alcaraz ha portato a casa una delle finali Slam più iconiche di sempre: una partita che non sarebbe venuta così bene nemmeno in un film di Hitchcock. D’altronde, se ci soffermiamo un attimo a riflettere su quello che ha vissuto il prodigio altoatesino lungo tutto il corso di questo primo anno da giocatore sulla vetta più alta del ranking mondiale, forse ci accorgiamo che nemmeno il regista di Psyco avrebbe pensato a una sceneggiatura tanto avvincente. Più che un thriller, una montagna russa di emozioni dure da governare.
UN ANNO FA: L’ITALIA HA IL SUO PRIMO TENNISTA NUMERO UNO AL MONDO
È il 4 giugno 2024. Sinner ha appena liquidato in tre set – come sovente capita a chi non si chiama Alcaraz – il bulgaro Grigor Dimitrov nei quarti di finali del Roland Garros. Intanto Djokovic, nella lotta con Cerundolo, ha accusato un problema al menisco e durante la partita di Jannik ha annunciato il suo ritiro dal torneo. Era solo questione di tempo ma, a questo punto, non c’è più nessuno che possa separarlo da quella meta che lui stesso indicava, in un’intervista datata 2018, come il punto d’arrivo. Nelle classiche domande post-partita sul campo, Sinner viene avvisato dal giornalista che da lunedì, il canonico giorno di aggiornamento della classifica Atp dopo la fine dei tornei, il tennis mondiale ha un nuovo numero uno. Viene da Sesto Pusteria e ha i capelli arancioni. Un trono che da quel 10 giugno 2024, nonostante le mille peripezie e gli ostacoli affrontati in questi primi dodici mesi, non ha più lasciato. Anzi, non è mai stato neanche insidiato, pur con tre mesi di gioco in meno rispetto ai suoi concorrenti a causa del caso Clostebol.
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L’ANNO DA MONTAGNE RUSSE DI SINNER: DAI DUE SLAM VINTI ALLA SQUALIFICA PER DOPING
Dopo la sconfitta in semifinale per mano del solito demone Alcaraz, sempre al quinto set – una maledizione -, Sinner vola sull’erba di Halle, così come farà anche quest’anno. Ci mette un po’ a carburare ma alla fine riesce a spuntarla in finale su Hurkacz. Sembra il preludio per un campagna da protagonista a Wimbledon: invece, nell’ignoranza del mondo, sull’altoatesino si è già abbattuto l’uragano Clostebol. Il mondo gli crolla addosso. Sinner sull’erba londinese non si diverte, è pallido più del solito e crolla con Medvedev ai quarti di finale, partita nella quale accusa anche un malore. Ancora non si sa niente però su cosa stia torturando i suoi pensieri. Dopo lo slam su erba Jannik ha bisogno di recuperare energie psicofisiche e prende una scelta per la quale verrà, almeno in Italia, bombardato di critiche e illazioni: addio Olimpiadi di Parigi, dunque, la possibilità di vincere una medaglia per il suo Paese.
Fantastiche Paolini-Errani regine a Parigi. E ora tifiamo Sinner
Il 20 agosto, nel giorno del trionfo nel Master 1000 di Cincinnati e alla vigilia dell’ultimo slam dell’anno in terra newyorkese, tutto acquista un senso agli occhi degli appassionati: Sinner è stato riscontrato positivo al test antidoping effettuato durante il torneo di Indian Wells del marzo precedente. La sostanza incriminata è un agente anabolizzante di alcune pomate cicatrizzanti, il Clostebol, accidentalmente usata dal suo ex fisioterapista per curarsi una ferita. Sinner finalmente è libero di parlarne e di difendersi pubblicamente, si scrolla la scimmia di dosso, e con una cavalcata trionfante fa suo il secondo Major della carriera e dell’anno: dopo lo storico successo di gennaio agli Australian Open su Medvedev, Sinner trita Fritz in tre set e alza la coppa degli US Open, ribadendo che sul cemento, ormai, non ce n’è per nessuno. Dopo una pausa Sinner va in Cina e gioca altre due finali: la prima la perde con la bestia nera Alcaraz, la seconda la vince con il maestro Djokovic, che dalle Finals 2023 non lo ha più battuto. Non è finita qui: il numero uno al mondo termina il 2024 dominando le Atp Finals di Torino e trascinando l’Italia alla vittoria della sua seconda Coppa Davis consecutiva. Sinner sembra fare un altro sport rispetto agli altri, tanto che ricomincia il 2025 da come aveva lasciato l’anno precedente. In Australia si ripete regolando Zverev in finale e lasciando per strada la miseria di due set in tutto il torneo. Terzo slam. Nel frattempo, però, il caso Clostebol ha avuto il suo travagliato iter giudiziario, e il figlio di Hanspeter e Siglinde si trova costretto “a scegliere il male minore”. La Wada - l’agenzia mondiale antidoping) - e Sinner patteggiano: l’italiano deve scontare una pena di tre mesi lontano dal circuito. Non salta nessuno slam e ritornerà a casa sua, a Roma.
I TRE MESI DI INATTIVITÀ E IL RITORNO DA EROE DI SINNER
“E’ ingiusto quello che sto passando, ma poteva andare peggio. Ci ho messo un po’ a ritrovarmi”. Sinner, trascorsi due mesi di squalifica, rompe il silenzio raccontandosi così a Sky. Il momento del ritorno è vicino e non può avvenire in un posto migliore del Foro Italico di Roma. Sinner, trainato da un pubblico che lo osanna, si spinge contro ogni pronostico della vigilia fino alla finale, regalandosi anche la soddisfazione di demolire nei quarti il fresco campione di Madrid, Casper Ruud, concedendo un game in tutto il match. Nell’atto conclusivo, però, c’è il nuovo re della terra battuta. L’italiano regge solo un set, il primo, per poi essere schiantato 6-1 da Alcaraz. L’occasione di rivincita è già apparecchiata: Sinner al Roland Garros lascia il suo cammino immacolato, non cede nemmeno un parziale, neanche nella semifinale con Djokovic. Alcaraz soffre qua e là, ma quando vede il suo principale rivale gli spuntano gli occhi della tigre. “Remuntada” storica e quinta vittoria di fila su Jannik, il cui ritorno è comunque da applausi, ma non porta con se trofei che l’avrebbero reso indimenticabile.
Alcaraz vince il Roland Garros al super tie-break con Sinner: match di oltre 5 ore
Si chiude con una sconfitta urticante il cerchio di un anno, il primo da numero 1 del mondo, che Sinner ha vissuto dentro una lavatrice sportiva e mediatica senza precedenti per un tennista. Ne è uscito da signore - mai una dichiarazione fuori luogo - e da campione. La sua immagine non è peggiorata di una virgola: non ha perso partnership pubblicitarie o sponsor e ha mantenuto intatto il rispetto dei suoi colleghi (a parte il trascurabile Kyrgios). Sul suo viso e nei suoi occhi di ghiaccio, tipici di quelle zone del nostro Paese, le emozioni si leggono a malapena. Nelle sue parole, invece, traspaiono con saggezza di chi, a 23 anni, ha compiuto un enorme lavoro su se stesso. E non può essere che questa la vera chiave del suo successo.
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