
Jannik Sinner, Bertolucci ci spera: "Il Grande Slam? Non c'è Nadal. Prima che..."

Il marziano Jannik Sinner ha dimostrato, ancora una volta, di essere invincibile. Eppure, ai cronisti che lo aspettano entusiasti, confessa di "non essere perfetto, anzi: ho tante cose da imparare. Devo riuscire a equilibrare meglio il mio lavoro con la vita privata". "Bisogna godercelo e capire la fortuna che abbiamo nel poterlo seguire e tifare. Sinner è un fenomeno in campo e chiunque lo può notare, ma lo è anche fuori dal campo. Ogni tanto, quando lo vedo, lo tocco e gli dico ’ma sei vero o sei un ufo?’". Così, con una punta di ironia, Paolo Bertolucci, uno dei "Quattro Moschettieri" della squadra che regalò la prima Davis all’Italia nel 1976 ed ex capitano della nazionale, ha incoronato l'altoatesino che ieri ha riconquistato Melbourne e scritto una nuova pagina della storia del tennis azzurro. In effetti, aggiudicarsi la finale di uno Slam non concedendo un solo break point all’avversario, come ha fatto Sinner ieri nel conquistare gli Australian Open per la seconda volta di fila, è un'impresa da uno che non abita su questo pianeta.
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E c'è già chi pensa al gradino più alto, alla sfida più difficile. Sulle possibilità di Sinner di vincere il Grande Slam (cioè i quattro tornei più importanti nello stesso anno solare), che secondo i bookmaker è un obiettivo praticamente impossibile da raggiungere per chiunque, Bertolucci è stato cauto ma sincero: "Potrebbe essere un anno su cui puntare. Prima, quando c’era Nadal, Parigi era un tabù per tutti, bisognava pensare agli altri tre tornei e il Grande Slam era impossibile. Ora non c’è più un Nadal, ci sono buoni giocatori come Alcaraz e Zverev, ma gli altri non possono pensare di impensierire Sinner". In linea di massima, ha spiegato, "a parte Alcaraz, non vedo un giocatore che lo possa battere sulla terra battuta. Poi sull’erba ha già dimostrato di essere ampiamente competitivo, a New York ha già vinto. Il Grande Slam è difficilissimo, solo Djokovic ci è andato vicino. Prima che qualche giovane possa arrivare a dargli fastidio, sarebbe ideale cogliere questo momento dove non ci sono troppi avversari all’altezza, al massimo uno o due".
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