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José Mourinho in lacrime: "Roma mi ha reso felice, questa coppa per noi vale una Champions League. Ora vinciamola a Tirana"

Alessandro Austini
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"Non quasi, sono commosso". Piange davvero José Mourinho davanti alle telecamere, un allenatore che ha vinto tutto ma sa emozionarsi ancora e si presenta sfinito a commentare la vittoria contro il Leicester, che è anche una piccola rivincita per l'allenatore contro il calcio inglese che lo ha scaricato senza troppi complimenti. È lui l'artefice più grande di questa magica serata romanista, che regala a un popolo impazzito di gioia la prima finale europea dopo 31 da quella maledetta doppia sfida in Coppa Uefa con l'Inter. Si chiama Europa Conference League ma questa coppa, per i giallorossi, ha il sapore di una Champions. Anche per l'allenatore che ha vinto quella vera, la coppa con le grandi orecchie, per due volte insieme ad un'altra marea di "tituli".

 

 

"Vincere aiuta a vincere - spiega Mourinho alla fine della gara vinta 1-0 con il Leicester - il primo scudetto è uguale al secondo o al terzo, è sempre una ricompensa per il lavoro. Ma per una squadra che non vince mai, sempre trascinata da tanti tifosi... Come ho detto tempo fa, sono in una fase della carriera in cui non lo faccio per me stesso, ma per i miei giocatori, per i miei proprietari arrivati nel calcio da poco, per i tifosi. Mi emoziono per le emozioni degli altri. Questa gioia si vedrà per le strade della città nei prossimi giorni, anche ai Parioli sarà facile vederlo perché Roma è giallorossa".

Il portoghese definisce quella di stasera all'Olimpico  "una vittoria della famiglia, non solo di quella che era in campo e in panchina ma di quella allo stadio. Questo è il nostro merito più grande: l'empatia, questo senso di famiglia. Abbiamo fatto una gara straordinaria, altri possono interpretarla diversamente, ma quando il tuo portiere fa due parate in 180 minuti contro una squadra di Premier League significa che abbiamo fatto qualcosa di buono. Non voglio dire tanto, questi ragazzi straordinari mi hanno reso felice. La storia della Roma è una storia di sofferenza, non vince tanto e il numero di finali non rispecchia la dimensione del club. Questa coppa vale tanto per noi e il Feyenoord: è la nostra Champions.".

Il sogno continua, ma prima ci sono le ultime tre partite da giocare in campionato per provare intanto a garantirsi un posto in Europa League senza dover aspettare la finale di Conference, in programma il 25 maggio a Tirana. Quando anche Mkhitaryan potrà tornare in campo. "Adesso non dobbiamo rischiarlo, la sua situazione cambia - spiega Mourinho - lunedì abbiamo una partita a Firenze, poi altre due e la finale. Abbiamo fatto una traiettoria fantastica per arrivarci, lo abbiamo pagato con i punti in serie A. Ma andiamo a Tirana e vogliamo vincere".

 

 

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