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Mourinho alla Roma, il primo vero colpo dell'era Friedkin

Tiziano Carmellini
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Quando ieri in tarda mattinata sul sito della Roma è apparso il comunicato che dava di fatto il ben servito a Fonseca in molti erano rimasti basiti. Ma perché? Che senso aveva dirlo ora? Perché formalizzare l'addio a un allenatore a cinque partite dalla fine di una stagione che ormai non può dare più nulla e aire giorni dalla sfida, seppur impossibile, contro il Manchester all'Olimpico? Tre ore dopo la risposta, o meglio la bomba. Perché sempre sul sito giallorosso i Friedkin annunciano l'ingaggio di Mourinho: pazzesco, al punto tale che per la prima mezz' ora buona si pensa a una «fake news». E invece no, è tutto vero!

E' il primo colpo della nuova proprietà che, come detto più volte, finora aveva solo pagato il conto dei banchetti altrui. E lo aveva fatto in silenzio, così come il primo colpo in giallorosso della nuova era: in silenzio, profilo basso, scarno annuncio e pochi commenti. Questi non parlano, fanno i fatti in perfetto stile «low profile»: bel segnale per il futuro. E anche Mourinho lo hanno fatto alla loro maniera, senza anticipare nulla: poche chiacchiere e subito i contratti. Erano stati accusati di immobilismo, di essere «invisibili», e invece stavano lavorando a fari spenti. Mentre tutta la stampa specializzata iniziava già a ipotizzare e fantasticare sulla nuova Roma di Sarri (e dal tecnico toscano non arrivavano conferme, ma nemmeno smentite: anzi...), loro erano già d'accordo e pronti alla firma con lo Special One: un colpo triennale che cambia drasticamente il panorama calcistico giallorosso del futuro. Perché prendere Mourinho non vuol dire necessariamente vincere (per quello serve anche molto altro), ma di sicuro significa mettere nel club tanta personalità. Uno che sa come tenere sulla corda una squadra, come stimolare i giocatori e dettare regole che sono solo ed esclusivamente «sue».

Insomma, almeno sulla carta visto quanto accaduto in campo nelle ultime stagioni, è in arrivo la personalità che mancava. Poi, l'altro messaggio ugualmente chiaro: perché non prendi Mourinho (e il suo corposo ingaggio perire anni:«i parla di 7.5 milioni netti a stagione) se non hai intenzione di investire nella squadra puntando a farla diventare uno dei top team del calcio italiano. Il portoghese, la cui nazionalità è l'unica cosa in comune con il tecnico che a fine stagione lascerà Trigoria, non accetta una scommessa a scatola chiusa. Prima di dare il suo ok avrà voluto avere delle certezze, capire dove sta andando e a fare cosa. Avrà chiesto margini di manovra pressoché illimitati, perché non è uno che ama la mediazione: anzi non la conosce proprio. Quindi via tutte le «mezze tacche», dialogo diretto con la proprietà com' è stato in tutte le sue esperienze precedenti: niente intermediad se non Tiago Pinto (portoghese pure lui... strano no!?) con il quale è già al lavoro per forgiare la Roma del futuro. Per prima cosa Mou, che ha già mandato in delirio la piazza romana letteralmente in brodo di giuggiole per il suo arrivo, dovrà fare un punto con le grandi personalità che troverà all'interno dello spogliatoio. Perché ci sono diversi giocatori che dovranno decidere il loro futuro assieme al tecnico portoghese. A partire da Dzeko già dato lontano da Roma nell'ipotesi Sarri paventata prima del clamoroso annuncio di ieri. E non solo lui...

Insomma Mourinho si è preso una bella gatta da pelare, perché Roma è una piazza bellissima ma anche molto difficile, che ha già fatto tante vittime: lo dicono i tredici allenato ripassati negli ultimi dieci anni. Ma è anche vero che non avrà solo spine, il rovescio della medaglia porta il nome di Zaniolo, ma anche di Pellegrini, Mancini, Ibanez e Villar giovani di qualità che con la suo guida e giusti innesti possono far parte di un progetto di assoluto livello. La nuova era è iniziata e adesso palla lunga e pedalare.

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