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De Rossi e l'addio alla Roma: "Avevo capito..."

Daniele De Rossi

Abbracci e applausi per il capitano che avverte: "Non smetto di giocare"

Silvia Sfregola
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La carriera di Daniele De Rossi con la maglia della Roma si chiuderà nel'ultima giornata di questo campionato all'Olimpico contro il Parma. Ad annunciarlo in un comunicato il club giallorosso sul sito ufficiale.  Così Capitan Futuro a sorpresa dice addio. Alla Roma, però, non al calcio. A quasi 36 anni suonati, il centrocampista di Ostia, campione del mondo a Germania 2006, non riceve nemmeno mezza proposta di rinnovo contrattuale e, poiché ha voglia di sudare ancora sui campi di calcio, sarà costretto al termine della stagione a trovare un'altra sistemazione. Accompagnato in conferenza stampa dai compagni e dal Ceo giallorosso Guido Fienga, che lo vorrebbe da subito al suo fianco come dirigente, il capitano trattiene l'emozione e anche un po' di risentimento per come sono andate le cose. «Lo avevo capito da tempo: se nessuno ti chiama per mesi per ipotizzare un nuovo contratto, la direzione è quella... - spiega De Rossi - Sono decisioni che vanno rispettate, dalla Roma non posso uscire diversamente. Il mio futuro? Ero convinto che saremmo arrivati in Champions e non volevo distrarre nessuno da questo obiettivo, stamattina mi sono arrivati 500 messaggi e vedrò se ci sono offerte. Mi sento ancora un calciatore e sarebbe ingiusto per me non continuare. Mi è un po dispiaciuto che ci siamo parlati poco quest'anno, spero che la società migliori in questo, ma è giusto che sia il club a decidere e mettere un punto». Un punto che al momento è esclamativo, visto che De Rossi non ha intenzione di accogliere l'appello del club per entrare, così come Totti, nell'organigramma: "Potrebbe piacermi fare l'allenatore, il dirigente invece non mi attrae, ma qui a Roma potrebbe avere un senso diverso. La sensazione è che ancora si possa incidere poco in un ambiente che conosciamo bene, faccio fare il lavoro sporco a Francesco (Totti, ndr), sperando che possa prendere più potere". Poi, un giorno, potrebbe tornare, anche perché c'è bisogno di romani e romanisti: "La Roma ha bisogno di professionisti, se poi sono anche romanisti, come Florenzi e Pellegrini, abbiamo fatto bingo". La stoccata comunque arriva dritta a segno: "Fossi stato un dirigente, mi sarei rinnovato il contratto... Quest'anno, quando ho giocato, ho sempre dato un contributo tecnico e nello spogliatoio non ho mai creato problemi, anzi. È ovvio che tra me e la società ci sono vedute diverse, magari un giorno parlerò anche con Pallotta e Baldini, ma accetto la decisione senza alcun rancore. E i soldi non c'entrano niente: spero che la Roma, con lo stadio, diventi forte come altre squadre. È comunque una società che, pur avendo sbagliato qualcosa, ha un futuro".

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