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Fabio Barone tenta l'ultima impresa in Marocco

Il pilota romano Fabio Barone

Il driver romano pluripremiato della Ferrari pronto per il terzo "Speed World Record" in Marocco

Valentina Pelliccia
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di Valentina Pelliccia

"Ho corso tra le nuvole, respirando la solitudine che alberga in ognuno di noi. Ho corso facendo talmente tanto rumore da svegliare gli angeli del Paradiso". Fabio Barone, pilota della Ferrari che vanta due record mondiali di velocità su strada con la sua 458 Italia (nel 2015 in Romania e nel 2016 in Cina) si prepara per il terzo "Speed World Record". Il driver pluripremiato per presentare l'ultima impresa, sabato scorso ha colorato di rosso Cinecittà World, il parco divertimenti del Cinema e della Tv della Capitale: decine le Ferrari esposte nell'area "Antica Roma" e, sul palco del Teatro 1, anche il bolide con cui Barone correrà in Marocco. Il 4 ottobre prossimo infatti, tenterà un nuovo record - l'ultimo ha rivelato - nella Valle del Dadès, un canyon non lontano dalle gole di Todra, a 110 chilometri da Ouarzazate, nel cuore della valle delle rose, in un rettilineo di oltre 8 km scanditi dai tornanti. Si tratta di una delle dieci strade più pericolose al mondo. "La maggiore difficoltà per raggiungere questo nuovo record - confessa il pilota - sarà quel chilometro in discesa solleciterà in maniera decisa l’automobile. Si tratta di un tracciato di 8 km. Un altro problema sarà l'asfalto. Ci troveremo su un tracciato in montagna e il vento porta sempre la sabbia che complica la situazione. Inoltre la montagna non è messa in sicurezza e possono cadere pietre. La pista è selvaggia e va vissuta e guidata in quella maniera". Da bambino giocava più con il pallone o più con le macchinine? "A pallone ero una frana! In estate, sfrecciavo con la bici di color rosso, rosso Ferrari precisamente, regalata da mio padre. Consumavo l'asfalto delle strade e dei vicoli di San Vito sullo Jonio, paesino con poco più di duemila anime che durante il periodo estivo raddoppiavano, grazie anche alla vicinanza dello splendido mare calabrese. Le automobiline? ... le sognavo!". Cosa le manca di più di quegli anni? "La fatica e l'affanno, la voglia di velocità, il vento sul viso, ma soprattutto l'incoscienza. O forse no, perché quella non mi ha mai abbandonato del tutto; si è mescolata alla consapevolezza e ad una sana dose di paura, ma un po' è rimasta e credo che quel pizzico a volte non guasti. Ci riconnette con il bambino che è in noi ed è questo che alla fine ci fa sentire vivi". Allora i sogni possono diventare realtà? "Io ho sempre sognato di essere Fabio Barone. Da ragazzo, ogni tanto, saltavo la scuola e mi andavo a rinchiudere in un concessionario auto di lusso, nel centro di Roma e stavo ore e ore seduto dentro ad una Ferrari 208 turbo. Forse, li è nato tutto". Quali sono i tempi previsti per l'organizzazione delle sue imprese e come avviene il sopralluogo? "Almeno un anno dall'idea, alla progettazione, fino ad arrivare al traguardo finale, del tentativo. Il primo sopralluogo è puramente logistico ed è qui che si prende contatto per la prima volta con la strada. Qui nasce l'empatia o no con quella striscia d'asfalto che cercherà di trattenere oltre la legge di gravità le tue gomme". È prevista una preparazione fisica? "Sempre, costantemente e per tutto l'anno. Si lavora sul collo e sulle braccia. C'è anche una preparazione con il mental coach, nello specifico, il mio grande amico Andrea Fredi". In che modo gestisce la paura e i relativi rischi? "La paura è la sottile linea che divide il folle dall'assennato. Meglio averne. Se dovesse essere troppa, basta aprire il finestrino e farla uscire fuori". Nell'ultima sfida ha reputato di non volere il copilota navigatore. La stessa cosa avverrà a ottobre in Marocco? "Si correrò da solo. Non voglio mettere a repentaglio l'incolumità di nessun altro". Quali saranno le particolarità e soprattutto i punti difficili di questa nuova impresa? "La strada comporta un grado di difficoltà elevato. Il continuo posarsi di un velo di sabbia portato dal vento, la continua caduta di massi dalle pareti rocciose e i quasi 2 km in discesa lungo la strada, rendono tutto più complicato". Forte passione, grande sentimento di orgoglio italiano nelle imprese in Paesi stranieri. Quali sono le altre sensazioni e i motivi che la spingono ad intraprenderle? "La continua necessità di confrontarmi con me stesso mi fa sentire vivo". Semplice ambizione oppure lotta contro il tempo? “Solo una semplice gara contro una clessidra moderna”. Come affronta la paura di morire? Ci pensa mai? “Non ci penso mai. Il mio ultimo giro deve ancora arrivare”. Vincere è più importante del rischio che corre? "Assolutamente sì. Ho fatto mio il motto del grande Enzo Ferrari il secondo è il primo dei perdenti". Ai figli cosa dice loro prima di partire?  "Ho due meravigliosi ragazzi. Li saluto e chiedo loro cosa vogliono che io porti dal mio ultimo viaggio. Sono fortunato, sono due ragazzi cresciuti con valori sani e molto educati". Se tornasse indietro, la sua scelta sarebbe sempre per la Ferrari?  "Non sono io che ho scelto la Ferrari, ma è lei che ha scelto me".

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