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Vince la paura, salta Israele-Argentina

Minacce dai palestinesi, Messi & co rinunciano all'amichevole. Furiosa la reazione di Gerusalemme. Hamas ringrazia l'Albiceleste e dà la colpa allo Stato ebraico

Francesca Musacchio
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La sicurezza dei calciatori prima di tutto. Per questo motivo la nazionale argentina ha deciso di annullare la partita amichevole con l'Israele prevista per questo sabato a Gerusalemme. Un match che, suo malgrado, si è trasformato in un scontro politico all'interno del conflitto tra israeliani e palestinesi. Ma le minacce a Lionel Messi, e non solo, sono state giudicate troppo gravi e hanno portato al clamoroso passo indietro. Ad accendere la miccia è stata la Federcalcio palestinese che aveva chiesto all'attaccante del Barcellona di non scendere in campo o avrebbe esortato i fan del mondo arabo a bruciare poster e magliette del fuoriclasse. E in Rete sono circolate anche alcune immagini della nazionale argentina macchiate di sangue. Uno choc per la squadra e, secondo il presidente della Federazione palestinese in Sud America, Rafael Araya Nasri, sarebbe stato proprio Lionel Messi in persona a fare pressioni perché la nazionale di calcio argentina rinunciasse all'amichevole. Perché il vero problema, secondo il ministro dello Sport israeliano, Miri Regev, sarebbero le minacce arrivate e non la scelta di disputare l'incontro a Gerusalemme, la città contesa tra israeliani e palestinesi già nell'occhio del ciclone per la decisione degli Stati Uniti di spostare la sede dell'ambasciata da Tel Aviv. All'inzio, infatti, la partita si sarebbe dovuta disputare ad Haifa. Hamas, dal canto suo, ha ringraziato l'Argentina per la decisione di annullare la partita confermando, di fatto, che il problema era di natura politica proprio per la scelta del luogo: «La decisione dell'Argentina di cancellare l'amichevole con la squadra dell'occupazione israeliana è encomiabile», ha affermato Husam Badran dell'Ufficio politico di Hamas, che ha parlato di una decisione «molto apprezzata». Ma non solo. Badran ha sottolineato che il boicottaggio è un altro strumento della «resistenza» in grado di mettere a segno «vittorie» contro Israele. La situazione, dunque, è diventata incandescente nonostante il tentativo argentino di calmare la situazione chiedendo scusa a Israele. Il presidente della Afa, la Federcalcio argentina, Claudio Tapia, ha assicurato che la cancellazione della partita Israele-Argentina, ha risposto alle considerazioni sulla sicurezza e che la decisione dovrebbe essere intesa come un gesto di pace. La tensione, sempre alta tra Israele e Palestina, non è scesa e la Federcalcio israeliana ha annunciato che presenterà una denuncia alla Fifa accusando la controparte palestinese di aver pressato i giocatori e lo staff dell'Argentina per cancellare l'amichevole. Rotem Kamer, vicepresidente della federcalcio israeliana, ha inoltre accusato la Federcalcio palestinese di «terrorismo calcistico». La polemica su questa partita, infatti, ha dei precedenti. Già ad aprile, la sezione argentina della Palesti- nian Campaign for the Academic & Cultural Boycott of Israel (Bds) aveva chiesto alla nazionale di non disputare l'amichevole prevista contro Israele. Una campagna sponsorizzata proprio da Bds Argentina (il movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele per l'occupazione dei territori palestinesi), che utilizzava l'hashtag #ArgentinaNoVayas, «Argentina non anda- re», lanciato su tutti i social network.

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