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Ullrich sul doping: «Nel ciclismo esiste, e io ne ho fatto parte»

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L'ex corridore tedesco, squalificato per due anni dal Tas per il coinvolgimento nella Operacio Puerto, vuole guardare al futuro: «Ciò che conta ora è solo la famiglia»

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Più che una confessione alla Armstrong, una vaga ammissione. «Tutti si sono fatti un'idea di quello che è successo in passato nel ciclismo - ha spiegato Jan Ullrich, oggi opinionista per Eurosport - e io ne ho fatto parte». A differenza di Armstrong e altri («Hanno confessato l'uso di doping perché era la cosa giusta da fare per loro»), il corridore tedesco ha scelto «un'altra strada dopo la condanna sancita dalla giustizia sportiva, una strada che non tutti hanno capito ma che era la strada giusta per me. La mia carriera si è conclusa di fatto quasi dieci anni fa e tutto quello che conta per me e la mia famiglia è il futuro. Affronterò la questione da solo piuttosto che trascinare dentro tutte quelle persone e gli sponsor che mi hanno supportato durante la carriera». Nel 2012 Ullrich è stato squalificato per due anni dal Tas, che ha disposto anche la cancellazione di tutti i risultati ottenuti dall'1 maggio 2005 in poi per il suo coinvolgimento nell'Operacion Puerto e i legami con Fuentes. L'ex corridore tedesco non ha mai fornito una piena confessione, limitandosi a dire, nel maggio scorso, che «non si può negare che i vari casi di doping abbiano danneggiato il ciclismo negli ultimi anni e anch'io ho commesso degli errori». Dopo la confessione di Armstrong, Ullrich aveva assicurato che non avrebbe seguito l'esempio del texano, «parlando davanti a milioni di persone, anche se qualcuno magari si aspetta che lo faccia». Vincitore del Tour '97 e per cinque volte secondo alla Grand Boucle, tre delle quali alla spalle di Armstrong, Ullrich si è ritirato nel 2007.

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