
Zeman da solo contro tutti.

Unattacco studiato e deflagrante, che ha colto di sorpresa tutta la Roma. Alla vigilia della sfida col Bologna, in sintesi, il boemo dice che: 1) a Trigoria non ci sono regole; 2) la squadra si allena male; 3) i giocatori si tirano fuori per infortuni discutibili e con l'appoggio dei medici; 4) la società non lo supporta. Quanto basta per mettere definitivamente in crisi un rapporto destinato a chiudersi a fine stagione. I dirigenti sono rimasti spiazzati dalle parole dell'allenatore. Si era già lamentato in privato con loro ma non si aspettavano che ne parlasse in questi termini in conferenza e gli replicheranno in pubblico solo oggi nel post-partita. La risposta della squadra, altrettanto scossa, si vedrà in campo. La Roma sfiderà il Bologna dopo aver sentito il proprio allenatore dire questo: «Purtroppo non abbiamo regole e quindi ogni tanto succede quello che non dovrebbe accadere. Manca un regolamento scritto per il comportamento, di solito lo fa la società. Ne abbiamo parlato - accusa il tecnico - e spero ci si renda conto che la disciplina è importante in una collettività. Dal primo giorno ho detto che senza quella non può esserci una squadra, ma i risultati non c'entrano niente. I ragazzi non sanno cosa possono fare o meno, se la società lo spiegasse, loro lo capirebbero». A dire il vero a Trigoria vige un codice etico, alcune regole sono anche scritte nello spogliatoio, ma a Zeman evidentemente non bastano oppure non ritiene che vengano rispettate. A giugno, in un'intervista alla rivista ufficiale del club, disse: «Ho dettato i comportamenti di base, i ragazzi aspettano il regolamento scritto, poi bisogna vedere se lo leggono... Voglio dare loro le norme da rispettare un po' alla volta, non si impara tutto insieme». A quanto pare hanno imparato poco, vedi Stekelenburg. «Non aveva l'autorizzazione a fare l'intervista e ha detto tante cose sbagliate. È stato più di un mese fuori, prima per il polpaccio e poi per il dito, intanto anche Lobont ha avuto problemi, così è entrato Goicoechea. A Stekelenburg ho sempre chiesto più partecipazione, lui vive isolato per conto suo, parla inglese e pochi compagni lo conoscono». Allora perché portarlo a Bologna e non lasciarlo a casa come fatto con Marquinho? «Distinguo i fatti, che contano di più, dalle parole». La colpa, ovviamente, è anche dei giornalisti. «Sapete - attacca Zeman - che i ragazzi non possono parlare però li chiamate grazie alle vostre amicizie e leggo cose che sono successe a porte chiuse qua dentro». Ma va? Capitolo allenamenti. Sdengo, accusa il gruppo di seguirlo poco e male. «Voglio più partecipazione, non conta quanto tempo ci si allena, ma bisogna farlo meglio ed essere concentrati. Abbiamo avuto un sacco di problemi con l'influenza e ha piovuto troppo. In America è andata bene, il problema è che non eravamo tutti: chi arrivava il 29, chi il 30, è stato un disturbo. Poi a Trigoria mi sono ritrovato in campo con solo 12 giocatori. Quando piove non possiamo fermarci a spiegare perché bisogna stare sempre in movimento. E le influenze non riesco ad eliminarle, come gli infortuni che per me sono meno gravi. Era problema anche lo scorso anno e succede solo qui. Speriamo che l'anno prossimo cambi il tempo, che tutti si facciano il vaccino e che ci sia più spirito di sacrificio. Troppe personalità forti nel gruppo? Ci sono 11-12 ragazzi giovanissimi, il problema non è quello ma è di abitudini». C'è spazio anche per una lavata di testa a Pjanic. «Ha detto che a Bologna servono tre punti al di là del gioco? Io cerco di proporre di più altrimenti non vinci. Per me quella di Pjanic è una mentalità sbagliata. Sul fatto che la Roma sia da terzo posto l'ho detto dall'inizio e non cambio idea». E se Lotito è «incommentabile», Mourinho «è più un personaggio che un allenatore». Ma chissà quanti romanisti lo vorrebbero oggi al posto di Zeman.
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