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Nazionale e vivai Ora si passi ai fatti

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Anchese in realtà Gianni Petrucci dal basket non si era mai staccato. Non lo aveva fatto la prima volta che lo lasciò, era il 1985 e ricopriva la carica di segretario generale, per passare alla Figc e neppure quando nel gennaio del 1999 è stato eletto per la prima volta alla presidenza del Coni. E dal Palazzo H del Foro Italico non ha ma smesso di seguire ed interessarsi alla palla a spicchi. I più maligni dicono sia stato un presidente ombra. Ma questo toglierebbe merito a chi gli era succeduto. Certo spesso nel suo ufficio si sono recati dirigenti per raccogliere consigli in anni in cui lo sport del basket è stato incapace di capitalizzare i successi ottenuti. Come quell'argento olimpico che l'Azzurra guidata da Recalcati colse nel 2004 ai Giochi Olimpici di Atene. Fu quella l'ultima apparizione alla manifestazione dei cinque cerchi della pallacanestro. Poi un vuoto terribile che, dalla sua poltrona del Coni, non ha mai smesso di stigmatizzare. Perché, ed ha ragione lui, il volano di un movimento è la maglia azzurra che nella partecipazione alle Olimpiadi deve vedere il massimo obiettivo possibile. E questo è stato il messaggio chiaro lanciato ieri dall'Hotel Ergife. Anche se avrà molto altro da fare Petrucci. La battaglia per lo spazio agli italiani in serie A, ad esempio, è sacrosanta ma dovrà essere sostenuta non da leggi protezionistiche ma piuttosto da nuovi investimenti e dal rilancio dei vivai. Il nuovo presidente trova un movimento in chiara, e giusta, apertura di credito nei suoi confronti. Ed è lecito pensare che lui saprà ripagarlo con scelte coraggiose. Il momento delle parole è finto. Ora conteranno i fatti.

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