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Lo scandalo senza fine

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DanielePalizzotto Scommessopoli non finisce mai. La parte peggiore dello scandalo che sta investendo il calcio italiano sembra alle porte e potrebbe riguardare il chiacchierato derby Genoa-Sampdoria dell'8 maggio 2011, sul quale il procuratore della Repubblica di Cremona Roberto Di Martino è a conoscenza di fatti «che avranno un effetto devastante, in cui è coinvolto Milanetto». È la posizione espressa dallo stesso Di Martino durante l'interrogatorio di garanzia al quale è stato sottoposto l'ex giocatore del Genoa lo scorso 30 maggio: «Io vi invito a riflettere bene - si legge nel verbale dell'udienza - in questa sede non posso farvi contestazioni su fatti che il giudice non conosce, ma questa sarà la cosa peggiore di quelle capitate fino ad adesso». Emergono nuovi inquietanti dettagli dagli interrogatori. Milanetto, ad esempio, ha raccontato le pressioni dei tifosi che lo costrinsero a più di un'intervista «riparatrice» dopo il suo gesto di disappunto al gol-vittoria nel derby. Altrettanto inquietanti le confessioni rese davanti al giudice per le indagini preliminari Guido Salvini dal calciatore Marco Turati, secondo il quale il presidente del club toscano Piero Camilli - già tirato in ballo da Joelson per il presunto coinvolgimento nella combine di Ancona-Grosseto - avrebbe comperato la partita Salernitana-Grosseto. «Faccio presente che vincemmo questa partita 4-3 - si legge nel verbale dell'interrogatorio di Turati - il nostro presidente Camilli in pratica l'aveva comprata, cioè aveva fatto in modo che noi vincessimo. Lo seppi la settimana successiva da Carobbio che lo aveva sentito dal collega Mora». La combine, sempre secondo Turati, era stata possibile pagando l'ex giocatore del Grosseto Mariano Stendardo - in quel momento alla Salernitana - che tra l'altro vantava crediti nei confronti della società toscana. Intanto la fuga di notizie sui contenuti dei verbali ha portato gli avvocati di Stefano Mauri a diffondere una nota scritta per spiegare la posizione del giocatore della Lazio: «La lettura integrale dell'interrogatorio di garanzia - spiegano i legali Amilcare Buceti e Matteo Melandri - palesa l'insussistenza di qualsivoglia elemento che consenta di ricondurre a Mauri "una costante disponibilità ad alterare in cambio di denaro il naturale risultato di partite di calcio a favore del gruppo degli zingari"». Secondo gli avvocati, «a una valutazione comparativa del quadro indiziario facente capo agli altri indagati, appare imbarazzante la particolare quanto ingiustificata gravità dei provvedimenti adottati nei confronti del giocatore, che nessun contatto di alcun genere ha mai intrattenuto con esponenti dei cosiddetti "zingari"».

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