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Prandelli «Se serve, niente Europei» Italia scossa da perquisizioni, scommesse e i casi Buffon e Bonucci Il ct azzurro: per il bene del calcio possiamo anche non andare

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Dopolo scandalo-scommesse, la banda di zingari, gli arresti eccellenti e il blitz spettacolare a Coverciano, i processi contestati, le parole del presidente del Consiglio Monti, ecco il cittì Prandelli lanciare l'allarme sull'Europeo che comincerà sabato prossimo in Polonia e Ucraina. Il giorno seguente alla frase molto pesante sui «quaranta sfigati» al centro delle indagini, si è aperto un nuovo capitolo: «Se ci dicessero che per il bene del calcio la nazionale non deve andare agli Europei, non sarebbe un problema. Ci sono cose - spiega Prandelli - che reputo più importanti. Non mi piacciono le crociate, mi piacciono i confronti e non le prese di posizione senza pensare alle conseguenze. Vorrei parlare solo di calcio ma quello che sta succedendo ci impone qualcosa di diverso. Per quanto riguarda i giocatori, continuiamo a dire che quelli che sono coinvolti non partiranno per gli Europei. Se poi vogliamo creare delle crociate, creiamole. L'umore di Buffon? Lui è molto forte ha grande personalità, ma nonostante questo anche a una persona come lui può pesare un momento così difficile». Sta di fatto che il codice etico imposto dalla Figc è valso per Criscito, rispedito a casa dopo che era stato recapitato un avviso di garanzia, ma non per Bonucci che dal 3 maggio è nella stessa situazione giuridica. Per non parlare di Buffon che ha ricevuto l'informativa della Guardia di Finanza anche se non è indagato e che ieri ha detto: «Con i miei soldi posso comprare orologi, terreni, oppure darli a un amico. Ci faccio ciò che voglio anche se sembra che in Italia non sia così». Insomma, un bel caos e così Prandelli ha ribadito ieri il suo punto di vista lanciando la provocazione che ha scatenato la reazione del mondo del calcio e della politica. Il presidente della Repubblica Napolitano ha spiegato: «Non mi sono mai posto il problema. Prima mi devo porre il problema e poi risponderò». Quello del consiglio Monti si è chiuso dietro un «no comment» dopo l'entrata a gamba tesa dei giorni scorsi in cui aveva chiesto lo stop del campionato per due anni. Ancora più chiaro il ministro dell'Interno Cancellieri: «Niente Europei? No, no, sono un impegno internazionale importante: giocate bene e forza Italia». La scelta del cittì di uscire allo scoperto forse è nata per far da scudo alla squadra azzurra che continua a essere al centro degli scandali proprio come accadde sei anni fa alla partenza del mondiale poi vinto nel bel mezzo di Calciopoli. Ritirarsi dalla competizione al via tra sette giorni non è possibile. Non è mai successo nella storia dell'Uefa, neanche nel '92 con la Yugoslavia. Talmente paradossale, come idea, da non essere neanche tradotta nei regolamenti europei in possibili sanzioni, che sarebbero inevitabili e creerebbero ulteriori problemi al calcio italiano. Nel pomeriggio il tentativo di Albertini, vicepresidente della Figc di metterci una pezza: «Quella di Prandelli è stata solo una battuta, uno sfogo, un'idea. Concretamente non c'è nessun rischio che l'Italia non vada agli Europei». Frasi ribadite poi dal presidente Abete in Svizzera: «È stato solo uno sfogo, il 5 giugno saremo a Cracovia e cercheramo di restare in Polonia più a lungo possibile». Non poteva mancare anche il parere dei politici ed ecco la proposta di Marra, consigliere della Roma, a giustificare gli interventi di mezzo parlamento e non solo. «Serve un'Autorità istituzionale che controlli la regolarità e la trasparenza del mondo dello sport, ormai quasi tutto professionistico». Pronte le repliche del mondo politico da Pescante «di authority ce ne sono fin troppe», a La Russa (favorevole all'ipotesi Marra), a Rizzo (d'accordo) a Baccini («sono pronto a presentare una proposta di legge in tale senso») e a Paniz (no convinto). E poi altri ma alla fine la sostanza non cambia: il calcio è sempre più nella bufera, ogni giorno si aprono nuovi fronti di polemiche e scandali, la Figc non riesce a trovare una via d'uscita credibile. E, allora, tutti contro tutti aspettando che qualcuno cominci a far riflettere i padroni del vapore sulla necessità di riforme strutturali nel dorato mondo del pallone.

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