Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il Prof dimentica il grande contributo del calcio alloStato

default_image

  • a
  • a
  • a

Comese tutto il malcostume venuto a galla negli anni più o meno recente passasse in secondo piano di fronte alle malefatte di un gruppo neanche troppo allargato, verso il quale la condanna delle componenti sane è stata unanime, perfino oltre il dovuto garantismo. Lo sport più popolare in Italia si porta appresso anche un indotto di vaste dimensioni: dagli addetti ai lavori, ai protagonisti più o meno noti, ai gestori di sponsorizzazioni, di marketing, di merchandising, per non parlare della manovalanza che rende agibile qualsiasi settore della nostra vita quotidiana. Fermare il calcio significherebbe lasciare sul lastrico centinaia di migliaia di persone, che difficilmente troverebbero una collocazione accettabile in un mondo del lavoro alla canna del gas. Meraviglia soprattutto che un uomo di alto livello culturale come il professor Monti sia caduto in un peccato di superficialità che non dovrebbe appartenergli . Dunque alcune considerazioni diventano obbligate, anche per rinfrescare la memoria dei tanti che, in Italia, sono attratti dalla più bieca e banale demagogia, tipo dategli giù a questi fannulloni milionari. Intanto, caso non frequente nel nostro amato Paese, nel calcio tutti i giocatori, i tecnici, ma anche i dipendenti delle società, pagano le tasse all'origine, senza scappatoie verso il mondo dell'evasione. Ma è soprattutto alla storia che va rivolta la riflessione, per una valutazione attendibile di un fenomeno che, attraverso il Totocalcio, per mezzo secolo ha versato soldi allo Stato. Ma soprattutto ha mantenuto l'intero apparato dello sport nazionale, che dall'Erario non aveva mai ottenuto un minimo contributo. Lo sport come promozione sociale, lo sport nelle scuole, lo sport che poteva offrire ai giovani via di fuga dal pericolo della strada mal frequentata, doveva rappresentare un dovere che i governi hanno puntualmente disatteso, limitandosi a contare i soldi che il calcio produceva. Sarebbe interessante sapere a che cosa si riferisce, il professore, quando afferma che i bilanci delle società vengono ripianati con i soldi dei contribuenti. Non risultano sussidi statali per il calcio, meno che mai per quello professionistico, mentre vengono puntualmente tagliati gli aiuti agli sport meno in vista, il Coni con l'acqua alla gola, già apprezzabile per avere saputo gestire con bravura simile all'eroismo situazioni che stanno diventando insostenibili. Un abbandono che non fa onore a chi poi magari organizza qualche cerimonia per celebrare medaglie, nella conquista delle quali lo Stato non ha maturato crediti di alcun genere. L'idea di fermare il calcio ha uno sgradevole sentore di qualunquismo, nella meno nobile accezione del termine. Per tornare a un'attualità, quella puramente sportiva, che sicuramente non incoraggia, al cataclima prodotto dagli arresti e dalle incriminazioni che hanno investito un lunedì nero come pochi altri, è intervenuto anche il fenomeno sismico che ha colpito il Modenese, seminando lutti. Inevitabile la cancellazione dell'amichevole di Parma con il Lussemburgo. Duplice la motivazione: evitare che i custodi della sicurezza fossero distratti dai più impellenti compiti di soccorso delle popolazioni colpite, ma anche una questione di opportunità. Non avrebbe avuto senso una festa a due passi dal lutto. Sulla via dell'Europeo resta l'amichevole di venerdì a Zurigo con i russi. Definita la lista ufficiale, dentro Borini e Balzaretti, fuori Destro e Ranocchia, che potrebbero subentrare soltanto in presenza di infortuni documentati, prima del via.

Dai blog