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La presunzione di Conte, le favole di Ventura e del boemo

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Stavoltail Don Chisciotte ha lasciato sul terreno molti rottami delle pale dei mulini a vento, contro i quali mai ha smesso di battersi, procurandosi tanti nemici e ricevendo torti ingenerosi. Aveva osato sfidare le farmacie juventine: ottenendo da parte di giocatori illustri minacce di ritorsioni giudiziarie mai messe in atto. Ma anche, e soprattutto, il patteggiamento di un medico sociale che era di per sé ammissione di colpa. Emarginato dai poteri occulti, è ripartito da una formazione di ragazzini, gli stessi che i grandi club adesso si contendono, da Verratti a Insigne e Immobile. Così a distanza di vent'anni il Pescara torna alla gloria del calcio di prima fascia, la certezza matematica della promozione è andato a conquistarsela a Marassi, sul campo di quella Samp che era partita con ben altri mezzi e ben più elevate ambizioni. Adesso gli abruzzesi si godono il trionfo, il sogno di ogni tifoso è che la società riesca a blindare i suoi gioiellini, non solo i due attaccanti in prestito, ma anche e soprattutto quel Verratti che a diciannove anni fa già parte della pattuglia azzurra, sia pure allargata, in vista del Campionato d'Europa. Ma è soprattutto Zeman, il tecnico che firma solo contratti annuali, che la dirigenza dovrà convincere. Un padre, lo hanno definito i suoi ragazzi, un uomo che ha vissuto giorni tristissimi quando è scomparsio Franco Mancini, nel momento della volata finale. Nel trionfo di Genova due gol portano una firma giallorossa, quella di Caprari, uno dei tanti ragazzini ai quali aveva dato fiducia Luis Enrique, guagnandosi sberleffi e compatimento. Non supera i confini del campionato l'imbattibilità della Juve. Dopo ventidue anni torna ad alzare un trofeo il Napoli, il rigore di Cavani e il contropiede di Hamsik comsegnano ai quarantamila saliti all'Olimpico la Coppa Italia. Piccolo peccato di presunzione dei campioni, Vucinic in campo solo per metà ripresa, schierate altre seconde linee. Troppo poco. Gianfranco Giubilo

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