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Il Gran premio della paura

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F1 Alta tensione in Bahrain, la Force India diserta le libere Ecclestone: impossibile cancellare la gara, giornalisti esagerati

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Peròle rivendicazioni democratiche del movimento «giovani del 14 febbraio» sono tutt'altro che un fuoco fatuo. E ieri si è scatenata anche l'ira di Anonymous: per dire no alla gara ha oscurato i siti www.f1.com e F1-racers.net, oltre a quello del Ministero dell'Interno del Bahrain. Mentre il leader laburista inglese Miliband ha chiesto di boicottare il gp per non mandare «il segnale sbagliato». Di ora in ora cresce la preoccupazione, la tensione nel paddock blindato si taglia a fette, l'atmosfera potrebbe essere ben dipinta da Salvator Dalì, tanto è surreale, sospesa tra set-up e paura. I manifestanti, che, tra l'altro, chiedono la liberazione del leader Abdulhadi al-Khawaja, hanno promesso battaglia annunciando «tre giorni di rabbia». Vogliono approfittare della risonanza mondiale dell'evento, certi che, una volta spenti i riflettori, la repressione ricomincerà più cruenta di prima, con omicidi in strada, detenzioni, torture, denunciate da Amnesty International e ignorate (colpevolmente) dall'Occidente. Il Bahrain non è la Siria, si sente ripetere, ma non è nemmeno la Libia di Gheddafi. Per questa «primavera araba» le coscienze non si sono risvegliate. Dunque è fondato il timore che i disordini dei villaggi sciiti vicino alla capitale Manama, teatro ieri di violenti scontri, raggiungano la lussuosa oasi artificiale che ospita i motori nonostante le misure di sicurezza siano ingenti. Il principe ereditario sunnita Salman bin Hamad bin Isa Al Khalifa ha invitato alla calma: «La cancellazione della corsa darebbe solo più potere agli estremisti. Lavoriamo per unire non per dividere». E allora perché impedire ai piloti di rispondere alle domande sulla situazione politica nel paese? La verità scomoda è che questo sport è in perdita, impossibile rinunciare, per il secondo anno consecutivo, ai 40 milioni che la sanguinaria monarchia versa per ripulirsi l'immagine con i partner economici occidentali. Il caos ha fatto passare in secondo piano il regolare svolgimento delle libere con la Force India che ha disertato la seconda sessione dopo il giovedì di paura (una molotov ha sfiorato un suo camion). L'ordine è fingere che tutto sia normale anche se dai dorati cristalli di Sakhir si vedono i fuochi della rivolta.

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