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Si è meritato la conferma con i risultati

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Daamare, senza riserve, con tutte le sue risorse umane, il suo disincanto che le ha consentito di vedere sfilare Papi e Imperatori senza inchini servili. Da amare nonostante gli sbalzi di umore che invece sono una caratteristica dei giorni nostri, almeno da quando il gioco del calcio ha conquistato il cuore e l'interesse dei capitolini. Specchio del fenomeno, in questo periodo, quanto avviene sulle due sponde del Tevere, a livello di tifo. Ragionevoli, condivisibili o meno che siano, le fiere incazzature dei romanisti per i risultati della squadra, Luis Enrique da uomo della speranza degradato a visionario senza futuro, in molti auspicano la fine della sua avventura. Niente di strano. A titolo personale, mi riesce incomprensibile spiegare l'accanimento di una parte non esigua della tifoseria laziale nei confronti del tecnico in carica, Edy Reja per due volte indotto perfino all'abbandono, prima dei ripensamenti, una volta che l'atteggiamento della proprietà si era almeno ammorbidito. Fin troppo facile condividere l'amarezza e la delusione del tecnico friulano nei confronti di un mercato invernale deprimente, quando le difficoltà di un organico decimato dagli infortuni avrebbero consigliato qualche acquisto più sostanzioso rispetto all'arrivo di Candreva: bollato oltre a tutto come romanista, propensione in passato mai rinfacciata a Liverani, una colonna della squadra. Oltre a lui il solo Alfaro, giovane uruguagio tutto da verificare a grandi livelli. Si è messo in discussione, spesso con termini sgradevoli un allenatore che si era presentato a Roma salvando i colori laziali dal baratro della retrocessione, titolo di merito già tutt'altro che irrilevante vista la posizione di classifica di quel momento. Nella stagione successiva, una lunga permanenza in zona Champions, perfino con qualche occasionale leadership, obiettivo mancato di pochissimo soltanto per il furto sofferto a Napoli. Nel campionato in corso, dopo un'estate che aveva portato il solo Miroslav Klose (oltre alla scommessa Cissè, poco felice), un arrivo accolto con freddezza e perfino scetticismo, prima che il tedesco si rivelasse l'acquisto più indovinato della stagione, al Bayern si rosicchiano ancora le mani. Reja, dicono gli oppositori, non fa abbastanza spettacolo. A parte il fatto che, agli occhi degli addetti ai lavori, la Lazio è degna di ammirazione per equilibrio e gestione delle partite, anche del Trap juventino si diceva che non facesse divertire, ma i tifosi della Vecchia Signora si divertivano moltissimo a vincere tutto in quegli anni molto fortunati. Lo stesso sentimento dovrebbe ispirare i sostenitori laziali, se a due terzi del cammino la loro squadra presidia solitaria l'ultimo posto utile per l'Europa che conta e i sogni più audaci, a pochi punti dalla vetta, sono ancora consentiti. Ma forse Edy Reja, un vecchio amico da quando allenava la splendida Primavera del'Udinese, è persona troppo onesta e seria per questa città, più amati i venditori di fumo, e non parlo assolutamente dei tabaccai. Tra l'altro, Edy sa anche sorridere, ricordo con affetto le partitelle notturne sul lungomare di Pescara, con Giovanni Galeone e gli amici abruzzesi, felicemente nottambuli.

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