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Ora l'Italrugby vuole vincere

Mondiali di rugby, Sergio Parisse dell'Italia in meta contro la Russia

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DUBLINO Esisterà pure la possibilità di incedere sullo scivoloso terreno della retorica, ma corriamo il rischio. Del resto, vedere a Dublino migliaia di tifosi italiani colorare con le maglie azzurre e le parrucche tricolori Temple Bar o farsi foto accanto alla statua della bella pescivendola Molly Malone, storico simbolo della bellezza popolare irlandese, alle porte del fashion district di Grafton, fa bene al cuore. In fondo, se oltre 53.000 spettatori hanno sfidato la neve di Roma per scaldare l'Olimpico nella gara contro l'Inghilterra e se la prevendita per Italia-Scozia del 17 marzo ha già toccato la vertiginosa vetta di 58.000 biglietti staccati per vedere una squadra che perde spesso un motivo deve esserci, e deve essere anche piuttosto forte. Anche oggi (ore 14.30, diretta Sky Sport 2 Hd, differita su La7 dalle 16.20) nell'avvenieristica serra dell'Aviva Stadium risuonerà da migliaia di gole l'inno di Mameli all'inizio di Irlanda-Italia, terzo appuntamento dell'RBS Sei Nazioni 2012 e dell'era Brunel. Il ct francese non ha bisogno di urlare la sua rivoluzione, clamorosa già nei fatti. Dopo il quadriennio prudenziale di Mallett, tutto puntato sul «prendere meno punti possibili», ora l'imperativo categorico della Nazionale azzurra è «giocare per segnare». Gli effetti del nuovo credo sono evidenti, e non solo sul campo. L'ulteriore successo di pubblico dell'Italrugby si spiega anche così. Più facile per i nuovi appassionati di rugby entusiasmarsi per le mete di Venditti e Benvenuti che deprimersi per la vittoria gettata via banalmente contro l'Inghilterra, tanto qui si fa festa lo stesso. Ma a Jacques Brunel e ai giocatori - per fortuna - la festa non basta più. E allora perché non sognare di battere l'Irlanda nell'Aviva Stadium di Dublino? I progressi nell'espressione della nuova filosofia di Brunel sono stati evidenti e progressivi a Parigi e a Roma, ora c'è bisogno di cogliere la prima vittoria. Il ct guascone continua la sua rivoluzione di velluto. Confermati i «ragazzi del '90» Gori, Venditti e Benvenuti, getta nella mischia l'energia del pilone Michele Rizzo, 29enne al terzo cap azzurro, primo nel Sei Nazioni. Il numero 1 rileva Lo Cicero e porta in campo la sua grande abilità di ball carrier e la mobilità nel gioco aperto, come piace al coach. Mancando Castrogiovanni ci vuole qualcuno che guadagni metri facendo a capocciate. L'altra novità è quella di Tobias Botes all'apertura. L'equiparato sudafricano gioca nel Treviso al numero 9 ma per quel ruolo Brunel ha scelto il futuro con Gori e Semenzato e lo protegge. Per il presente invece prova la vivacità di Botes nell'attaccare la linea. Il domani si chiama James Ambrosini, talentuoso numero 10 italo-australiano già contattato dal Benetton Treviso. Ma il focus è sulla battaglia di oggi, contro un'Irlanda non molto diversa da quella che per poco non lasciava lo scalpo al Flaminio la scorsa stagione ma che ci ha maltrattati nell'ultima World Cup (36-6 il risultato finale). I complimenti del capitano O'Connell («l'Italia è la più dura del torneo dal punto di vista fisico») fanno parte del cerimoniale, ma è vero che la prestazione contro l'Inghilterra ha fatto crescere le quotazioni di Parisse e compagni. Brunel ha dichiarato che i reparti di terza linea sono i migliori delle due squadre ed è lì che si deciderà la partita, ma mai dimenticare mischia chiusa e rimessa. Avere il pallone è la base per costruire la vittoria.

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